Economia

Superbonus, per il decollo serve un taglio alla burocrazia

Attese di mesi negli uffici comunali per reperire la documentazione necessaria per avviare la ristrutturazione
La burocrazia può rappresentare un ostacolo non da poco
La burocrazia può rappresentare un ostacolo non da poco
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Troppi vincoli, infinita burocrazia e interpretazioni ambigue rischiano di imbrigliare il Superbonus, ovvero il grande incentivo che consente una detrazione fino al 110% sul costo di efficientamento energetico o interventi antisismico. È una questione che abbiamo affrontato più volte su queste pagine del nostro giornale.

Sono molte le questioni aperte, su tutte quelle riguardanti la messa in regola dell’edificio in caso di difformità edilizie. Piccoli «abusi» sono presenti in alta percentuale sugli immobili più datati, soprattutto quelli dopo gli anni Settanta si tratta di incongruenze dovute a disegni progettuali redatti in modo approssimativo». Il caso non interessa solo immobili singoli, ma anche condomini, dove, con il silenzio assenso dei condomini si sono ad esempio chiuse verande, aperte finestre ecc..

Il tema è stato segnalato recentemente anche l’Ance nazionale che spiega come tali problematiche «si aggiungono le difficoltà di reperire la documentazione necessaria dalle amministrazioni pubbliche per procedere alle relative verifiche», le quali comportano tempi di attesa fino a sei mesi. Tempi di attesa inconcepibili vengono segnalati anche dai lettori della nostra provincia: lo smart working nei comuni ha accumulato montagne di pratiche inevase e questo capita negli uffici comunali dalla Valtenesi alla Bassa.

In sede di conversione del Decreto Agosto erano state apportate delle modifiche volte a risolvere alcuni nodi, stabilendo che le irregolarità su singole unità abitative non mettono a repentaglio la possibilità di detrazione per lavori effettuati su parti comuni di edifici plurifamiliari. Tuttavia l’Ance chiede ulteriori interventi: ovvero che per poter usufruire dell’agevolazione non sia necessario presentare le attestazioni di conformità, ma soltanto «asseverare che l’immobile su cui si interviene è stato edificato sulla base di un titolo edilizio legittimo o prima del 1967». Un piccolo passo, ma che può fare la differenza.

 

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