Il cemento mangia altri 307 ettari di campagna: Brescia la peggiore d’Italia
I cantieri dell’Alta velocità Brescia-Verona, i lavori per il raddoppio della Corda Molle da Ospitaletto ad Azzano, il nuovo centro logistico di Chiari, l’ampliamento dell’aerobase di Ghedi, nuovi quartieri residenziali in diversi paesi. Infrastrutture, edifici, capannoni che l’anno scorso hanno consumato 307 ettari di campagna e ambiente naturale (93 in più che nel 2020). Una distesa di 440 campi di calcio. In parte, quando la Tav sarà finita, torneranno disponibili, ma nel frattempo aggiungono cemento a cemento.
Se nel 2020 la nostra provincia era risultata seconda dopo la Capitale, nel 2021 è riuscita (purtroppo) a conquistare la prima posizione con il maggior consumo di terreno in Italia dietro le province di Roma (216 ettari) e Napoli (204). Ormai abbiamo occupato il 10,45% del territorio (compresi laghi e montagne), 50.022 ettari: in termini assoluti siamo maglia nera della Lombardia (dopo di noi c’è Milano con 49.944 ettari).
Nel 2021 ogni bresciano ha consumato 2,45 mq (1,71 mq nel 2020). L’anno scorso i primi due Comuni con il maggiore incremento in Lombardia (e fra i primi dieci a livello nazionale) sono stati Desenzano (+33,7 ettari) e Ghedi (+31,67). L’uno per i cantieri della Tav e le nuove edificazioni, l’altro soprattutto per lo sviluppo dell’aerobase.
Il record

Sono alcuni dei dati resi noti ieri dal Rapporto annuale dell’Ispra-Snpa (Sistema nazionale per la protezione e la ricerca ambientale), che restituisce la foto di un’Italia in piena emergenza. Nel 2021 è stato registrato il valore più alto degli ultimi dieci anni: se ne sono andati altri 69 kmq di terreno libero, come dire 19 ettari al giorno, 2 mq al secondo.
La Lombardia e il Bresciano sono fra i protagonisti di questo trend. L’anno scorso la nostra regione ha usato 883 ettari, portando a 12,4 la percentuale del territorio consumato (dietro ci sono Veneto, 11,9%, e Campania, 10,5). Una crescita che non si è fermata neppure negli anni del Covid e del lockdown. Nel 2006 la nostra provincia aveva urbanizzato 47.155 ettari (il 9,8% del territorio): in 15 anni se ne sono aggiunti 2.867. L’espansione del cemento non riguarda tutti allo stesso modo.Consumo zero
Nel 2021 ben 64 Comuni bresciani su 205 hanno registrato consumo di suolo zero. D’altra parte, un gruppo ha invece segnato un aumento sostanzioso. Per Calcinato, Mazzano, Lonato, Pozzolengo, Desenzano la causa sono i lavori dell’Alta velocità verso Verona. Ospitaletto, Travagliato e Poncarale scontano la costruzione in corso del raccordo autostradale, la cosiddetta Corda Molle. Ci sono anche segni negativi, Comuni che hanno restituito all’ambiente: Castegnato (-0,09 ettari), Pontevico (-3,55), Villa Carcina (-0,26). Non molto, ma indica che è possibile. L’anno scorso Brescia si segnalò per il recupero del parco delle cave, 5,5 ettari. La città ha consumato 3.989 ettari, il 44,1% del terreno disponibile.
Quest’anno il capoluogo registra un +8,4 ettari, quando il Pgt stabilisce consumo zero. La spiegazione è che il sistema di rilevazione Ispra (fotografando la situazione) considera come consumo le attività di cantiere anche su aree dismesse. Lavori in corso a Brescia, come il Teatro Borsoni nell’ex Ideal Standard, oppure il recupero di via Milano 140 o altri interventi. Non si tratta di nuova edificazione, quindi. Brescia, con il suo 44,1% è all’ottavo posto in Italia dopo Torino (65%), Napoli (63,3), Milano (58,3), Pescara (51,5), Padova (49,6), Monza (49,4) e Bergamo (44,6).
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