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Donne e pandemia: molte hanno smesso di cercare un lavoro

In Lombardia il 2020 ha visto la perdita di 77mila occupati, di cui circa 51mila uomini e 26mila donne
Donne e lavoro - © www.giornaledibrescia.it
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Lo smart working obbligato dalla pandemia ha fatto da argine, ma si è rivelato insufficiente per lavoratrici alle prese con scuole chiuse e bimbi a casa. Le donne che vivono in coppia, con un figlio in età prescolare, hanno segnato nel 2020 una riduzione dell’occupazione di ben 3,9 punti percentuali, passando da un tasso del 63,3% nel 2019 al 59,7% nel 2020.

«Le donne sono uscite dal mercato del lavoro in misura maggiore degli uomini - spiegano i sindacati Cgil, Cisl e Uil -. La sfiducia fra le donne che hanno perso il lavoro, o per cause di forza maggiore o per scelta propria, è grande: molte hanno smesso di cercarlo e sono uscite dalla categoria delle disoccupate per entrare in quella delle persone inattive». La proposta dei sindacati è quella di usare una parte dei fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza per «rilanciare e sostenere l’occupazione femminile».

La base di partenza, nel 2019, è un tasso di occupazione femminile che in Lombardia era del 60.4%, superiore della media nazionale (50.1%) ma inferiore a quella europea (63%). Il 19.2% delle donne fra 15 e 34 anni rientrava nel bacino dei cosiddetti Neet, persone che non studiano, non lavorano e non sono impegnate in formazione. Poi la pandemia, che in Lombardia il 2020 ha visto la perdita di 77mila occupati, di cui circa 51mila uomini e 26mila donne.

Con lo scorrere dei mesi va delineandosi il flusso occupazionale che regge la struttura del nostro Paese. La rivelazione Istat ha analizzato innanzitutto l’impatto che il Covid ha avuto nel mondo del lavoro, nel lungo termine. Mettendo a paragone i dati 2020 con quelli 2021, è infatti emerso che «confrontando il trimestre febbraio-aprile 2021 con quello precedente (novembre 2020-gennaio 2021), il livello dell’occupazione è inferiore dello 0,4%, con una diminuzione di 83mila unità».

Un dato molto più positivo di quanto si temesse - sebbene resti dietro l’angolo la scure dello sblocco dei licenziamenti. Tornando alle rilevazioni, nel trimestre sono aumentate le persone in cerca di occupazione (+4,8%, pari a +120mila), a fronte di un calo degli inattivi tra i 15 e i 64 anni (-0,6%, pari a -79mila unità). Tra le categorie più colpite dalle chiusure ripetute e dunque dalla crisi occupazionale, ci sono i dipendenti permanenti, gli autonomi e prevalentemente i lavoratori appartenenti alla fascia d’età 35/49 anni. Nello specifico, la diminuzione dell’occupazione (-889 mila unità, -3,9% rispetto al primo trimestre 2020) ha coinvolto i dipendenti (-576 mila, -3,2%), soprattutto se a termine, e gli indipendenti (-313 mila, -6,0). Inoltre, il calo interessa sia gli occupati a tempo pieno sia quelli a tempo parziale (-3,8% e -4,2%, rispettivamente).

Ma come riportato dalla rilevazione sulle Forze di lavoro Istat il 2021 si è aperto con importanti novità per il settore lavoro. Ad esempio nell’arco di un mese, rispetto a marzo, ad aprile 2021 è stato rivelato un lieve aumento degli occupati e una crescita più consistente dei disoccupati, a fronte di una diminuzione degli inattivi. La crescita dell’occupazione (+0,1%, pari a +20mila unità) ha coinvolto le donne, i dipendenti a termine e i minori di 35 anni.

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