Pronto soccorso: quanto dista il più vicino? In media 20 minuti

Tra città e provincia sono 10 le strutture pubbliche di emergenza operative, a cui se ne aggiungono 4 private
L'ingresso del pronto soccorso del Civile © www.giornaledibrescia.it
L'ingresso del pronto soccorso del Civile © www.giornaledibrescia.it
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Il pronto soccorso è la sintesi più estrema di tutto quello che funziona e che non funziona nel nostro sistema sanitario. Da un lato è, certamente, un presidio fondamentale della sanità pubblica e universalistica, una delle più grandi conquiste della nostra democrazia, e dall’altro, la rete dell’emergenza-urgenza, che dovrebbe essere al centro di un servizio sanitario nazionale, è da anni sotto pressione. Lunghe attese, sovraffollamento di pazienti, carenza di personale e troppi accessi impropri, che derivano, in prima istanza, dai deficit crescenti dell’assistenza sul territorio. La maggior parte degli interventi messi in atto per contrastare il sovraffollamento dei pronto soccorso si concentra proprio sulla riduzione degli accessi. Forse perché è più facile prendersela con i cittadini che vi accorrono senza ragione, piuttosto che con sé stessi per non aver adeguato le strutture di ricovero e di riabilitazione.

I numeri

In provincia di Brescia sono operativi a tempo pieno, 7 giorni su 7 e per le 24 ore, 14 Pronto soccorso che coprono con efficacia, almeno geograficamente, l’ampio territorio bresciano. La maggior parte delle strutture pubbliche si trova nel territorio dell’Asst Spedali civili, con 3 Pronto soccorso: Brescia, Gardone Val Trompia e Montichiari, cui si aggiunge quello pediatrico di Brescia. Nel territorio dell’Asst Garda se ne trovano 3 (Desenzano del Garda, Gavardo e Manerbio), mentre 2 sono nell’Asst Franciacorta (Chiari e Iseo) e altrettanti nei comuni dell’Asst Val Camonica (Esine e Edolo). A queste strutture pubbliche si sommano altri 4 Pronto soccorso privati, dei quali 3 in città (Poliambulanza, Città di Brescia e Sant’Anna) ed uno, la Clinica San Rocco, a Ome.

Con la geografia ci siamo, se consideriamo che, il tempo necessario per raggiungere il più vicino pronto soccorso pubblico, con un mezzo proprio, oscilla mediamente dagli 11 minuti per i residenti nel Distretto Brescia, ai 25 minuti, sempre medi, per i residenti del Distretto Garda.

Nei distretti

Ragionando per i 12 distretti sanitari, nella maggioranza dei casi siamo sotto i 20 minuti, considerando la media dei tempi di percorrenza di tutti i comuni del distretto: Brescia (11 minuti), Oglio Ovest (12), Bassa Bresciana Orientale, Sebino-Montorfano e Val Camonica (15), Bassa Bresciana Centrale (17), Brescia Ovest e Valle Trompia (18). Sopra la soglia dei 20 minuti si collocano: Bassa Bresciana Occidentale (21 minuti), Brescia Est e Valle Sabbia (23) e, con un minutaggio medio di poco superiore, il Distretto Garda (25 minuti).

Ragionando per tempi medi, per raggiungere in auto un Pronto soccorso pubblico, considerando tutti i comuni dei distretti, non sembra male. Sperando nei favori del traffico.

Comune per Comune

Tutto sommato, anche entrando nel dettaglio dei dati comunali, dove la forbice si allarga, i tempi, che sono entro i 10 minuti per 34 comuni, si allungano oltre i 30 minuti solo in una ventina di casi.

 

Se mezz’ora viene stimata per Lavenone, necessitano meno di 40 minuti per gli abitanti di Nuvolento, Fiesse e Mura (31), Monte Isola, Gargnano e Saviore dell’Adamello (32), Collio (34), Pertica Alta (35), Treviso Bresciano (36), Anfo, Idro e Pertica Bassa (37 minuti). Oltre i 40 minuti di percorrenza, che non è poco, sono necessari per chi vive a Tignale (44), Limone sul Garda (46), Capovalle (48) Valvestino (53), Bagolino (54), mentre si supera l’ora per i residenti di Tremosine sul Garda (63) e Magasa (66). E qui è un bel problema.

Le aree della montagna interna sono quelle più in sofferenza, in particolare nei distretti Valle Sabbia e Garda, mentre si conta un solo comune oltre i 30 minuti dal più vicino pronto soccorso pubblico in Val Camonica e in Val Trompia. Ma se, tutto sommato, mediamente, solo in una ventina di comuni serve più di mezz’ora per arrivare al più vicino Pronto soccorso pubblico, i tempi si dilatano una volta entrati nella struttura. E qui c’è più di un problema. Il Pronto soccorso è un luogo di confine tra le esigenze del cittadino e l’ospedale. Per chi ci arriva a bordo di un’ambulanza a sirene spiegate è la zona di confine fra la vita e la morte, per chi ci arriva con le proprie gambe è il luogo della speranza di una soluzione rapida a un problema di salute, magari altrimenti risolvibile.

Per i medici e gli infermieri che ci lavorano, una trincea in cui difendersi da aggressioni verbali e fisiche da parte di pazienti in attesa da troppo tempo o dei loro famigliari.

Le cronache di questi mesi raccontano di episodi agghiaccianti, proprio mentre sui social viene trasmesso lo spot del Ministero della Salute che si pone l’obiettivo di convincere i neolaureati in Medicina a iscriversi alle scuole di specializzazione in Medicina di emergenza-urgenza, dove oggi 3 posti su 4 restano vuoti.

Ma quello che oggi ci costringe a fare i conti con una situazione insostenibile è la somma di criticità che negli anni si sono accumulate. Nel 2023, i dati dell’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas), mostrano che, su 18,5 milioni di accessi nei 615 pronto soccorso italiani, 12,4 milioni sono «codici bianchi» e «codici verdi», dunque pazienti con problemi di salute lievi. Di questi 12 milioni, almeno 4 sono definiti «accessi impropri», ossia evitabili in presenza di un’alternativa soddisfacente.  

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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