Donne in politica: la crescita è lenta, ma almeno è costante

Prima di tutte le considerazioni ci sono tre numeri che ci aiutano a capire a che punto siamo con la parità di genere nella politica: le donne sono più della metà della popolazione bresciana in età da voto, ma, anche dopo le ultime elezioni amministrative, restano poco più di un terzo degli eletti nei consigli comunali e sono solo un quinto dei sindaci attualmente in carica. Un bagno di realtà.
Giorgia Meloni alla presidenza del consiglio italiana, Ursula von der Leyen alla guida della Commissione europea e Cristine Lagarde al vertice della Banca centrale europea ci hanno dato l’impressione che finalmente la politica sia fatta anche da donne. Eppure, facendo due conti sul complesso degli amministratori locali attualmente in carica nei 205 Comuni bresciani, questa ondata «rosa» sembra più un effetto mediatico. Lo raccontano i numeri del Dipartimento per gli affari interni e territoriali, aggiornati dai dati delle elezioni amministrative del 8 e 9 giugno 2024.
Amministrative 2024, prima e dopo
Prima della importante tornata elettorale, che ha interessato 144 dei 205 comuni bresciani, le donne elette erano un migliaio, il 35% del totale: solo le 35 sindache, pari al 17% del totale, contro 170 sindaci, l’altro 83%.
Dopo la tornata elettorale del mese scorso, le cose non sono poi molto cambiate: le donne elette nei consigli comunali restano un migliaio, il 35,1% del totale degli eletti. Vero è che sono aumentate le sindache in carica, passate dalle 35 di prima delle ultime elezioni alle 42 attuali. Chiusi quindi i conti per i primi cittadini le nostre sindache sono 7 in più, passando dal 17% al 20% del totale.
Del resto, le aspiranti sindache erano 74 su 301 candidati, il 24,5% del totale e, tra conferme e primi incarichi, in 29 hanno conquistato la fascia tricolore, il 20,1% dei sindaci eletti. Nei cinque Comuni maggiori in cui si è votato, quelli con più di 10 mila abitanti, sui 13 candidati c’erano 2 donne, che peraltro non sono state elette. È un tema non da poco che, entrando nel dettaglio dei dati, rende ancor più netto il persistente gap di genere.
Fascia tricolore
Partiamo dai sindaci. Se consideriamo i 33 Comuni maggiori, quelli con più di 10mila abitanti, le sindache sono solo 6, ovvero il 18% del totale, a Brescia, Ospitaletto, Leno, Sarezzo,Calcinato e Orzinuovi, dal 2024. Ma tanto è lo squilibrio che, anche considerando i 67 Comuni bresciani con meno di 2mila abitanti, la quota «rosa» rimane di sole 12 donne, poco meno del 18% del totale. Qualcosa meglio del recente passato, poiché prima del voto del 2024 erano 10, il 15% del totale. Ma evidentemente ancora troppo poco.
Le consigliere
Va un poco meglio se consideriamo l’insieme degli eletti nei consigli comunali. Nei 33 Comuni maggiori le consigliere oggi, dopo le elezioni di giugno, sono 264, il 40,9% del totale, mentre nei 67 Comuni minori le 218 consigliere non vanno oltre il 28,3%. Eppure, per quello che conta, le donne elette hanno un grado di istruzione superiore a quello dei maschi ma, evidentemente, anche questo non basta per accorciare le distanze.
Quando si parla di presenza delle donne in politica, il dibattito pubblico è più spesso centrato sulla rappresentanza a livello nazionale rispetto a quella locale. Quante donne sono in parlamento, al governo, quante ricoprono ruoli in istituzioni ed enti statali. Tuttavia, gli enti comunali costituiscono il primo livello di rappresentanza politica istituzionale, in cui si esercita potere amministrativo. Un potere che cresce all’aumentare del territorio, della popolazione che vi abita e dei servizi offerti. Ciò rende necessario analizzare anche la composizione degli organi amministrativi dei Comuni attraverso una prospettiva di genere, per indagarne il livello di parità tra uomini e donne. La legge 215/2012, all’art. 2 definisce la modalità di selezione dei candidati nelle liste elettorali per le elezioni dei consigli comunali e stabilisce che «nessuno dei due sessi può essere rappresentato in misura superiore a due terzi» e, nel caso di espressione di due preferenze, esse devono riguardare candidati di sesso diverso della stessa lista. La legge vincola composizione delle liste e modalità d’espressione delle preferenze, ma non induce alcun automatismo circa la rappresentanza di genere nei consigli comunali eletti. Ciò nonostante, le statistiche evidenziano una più ampia rappresentazione della componente femminile nelle assemblee comunali, rimarcando una tendenza positiva di crescita che conferma il trend storico degli ultimi 20 anni.
In base ai dati dell’Anagrafe degli amministratori locali rielaborati dalla Camera dei Deputati nel 2023, nei Comuni sotto i 15mila abitanti le donne sono il 34% fra tutti i consiglieri comunali e il 32% in quelli con più di 15mila abitanti, mentre, in tutta Italia, le sindache sono il 15%.
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