Trump sente Putin e riceve Zelensky: «Vogliono l’accordo»

Donald Trump prova a lanciare il rush finale per mettere fine alla guerra in Ucraina. Pur ammettendo di non avere scadenze per chiudere il conflitto, il presidente si è detto convinto che sia Volodymyr Zelensky sia Vladimir Putin «vogliano un accordo» e che ci siano gli elementi per raggiungerlo. «Siamo nelle fasi finali dei colloqui. O la guerra finirà o andrà avanti per molto tempo», ha dichiarato sulla soglia del resort di Mar-a-Lago.
La telefonata con Putin
Un’ora prima di ricevere il leader ucraino per la sua prima visita in Florida, nel settimo incontro tra i due quest’anno, Trump ha avuto una conversazione telefonica «buona e molto costruttiva» con Putin, che il tycoon ha giudicato «molto serio» sulla pace. I due – riferisce il Cremlino – hanno parlato per un’ora e 15 minuti su richiesta della Casa Bianca e hanno concordato sul fatto che una tregua prolunghi solo le ostilità.
«Per porre fine definitivamente al conflitto, Kiev deve, prima di tutto, prendere una decisione politica coraggiosa e responsabile» sul Donbass, ha detto il consigliere presidenziale russo Yuri Ushakov, illustrando i contenuti del colloquio fra Trump e Putin. I due leader si sono impegnati a risentirsi anche dopo il faccia a faccia con Zelensky.
Zelensky a Mar-a-Lago
A Mar-a-Lago Zelensky è arrivato in giacca ed è apparso sereno al fianco di Trump, nonostante i rapporti non sempre facili fra i due, soprattutto dopo lo scontro di febbraio nello Studio Ovale. Questa volta però i toni sono apparsi diversi: il presidente americano lo ha elogiato e lo ha definito coraggioso.
President Trump welcomed Ukrainian President Volodymyr Zelensky to his Mar-a-Lago resort Sunday, as the two lead delegations hold another round of meetings in another push to end Russia’s almost four-year-old invasion.
— The Washington Post (@washingtonpost) December 28, 2025
“I don’t have deadlines,” Trump said.… pic.twitter.com/7VVvsxpq0K
«Parleremo delle questioni territoriali», ha spiegato Zelensky davanti alle telecamere, ribadendo che il «90% del piano di pace in 20 punti» è fatto. L’ultimo 10% si sta però rivelando il più difficile. Da sciogliere restano i nodi del territorio, del controllo della centrale nucleare di Zaporizhzhia e delle garanzie di sicurezza.
Su questo ultimo punto, pur non entrando nei dettagli, Trump ha rassicurato: «Ci sarà un accordo di sicurezza. Sarà un accordo solido. Le nazioni europee sono coinvolte in questo». Ha poi definito «fantastici» i leader europei aggiornati sull’incontro. Zelensky aveva già fatto il punto con gli alleati del Vecchio Continente e con il Canada prima di sbarcare in Florida per definire gli ultimi dettagli del colloquio con Trump.
Gli attacchi di Mosca all’Europa
Contro l’Europa continua invece a scagliarsi la Russia. Il ministro degli esteri Serghei Lavrov, riprendendo accuse più volte avanzate da Putin, ha definito gli europei «il principale ostacolo alla pace». Gli ha fatto eco Kirill Dmitriev, negoziatore di Putin: «Oggi è un importante giorno nel cammino per la pace. I guerrafondai e gli imbroglioni dovrebbero pentirsi», ha scritto su X.
Mosca da mesi aggira il Vecchio Continente e preferisce parlare solo ed esclusivamente con Trump. Con un’economia di guerra schiacciata dalle sanzioni, la Russia è consapevole che i rapporti con gli Stati Uniti sono cruciali per un rilancio. Gli accordi economici sono uno dei tasselli di un complicato puzzle sul quale Trump e i suoi negoziatori, Steve Witkoff e Jared Kushner, premono con forza, anche se le aziende americane restano scettiche su un possibile ritorno e sul reale potenziale della Russia.
Non è ancora chiaro se il piano in 20 punti elaborato da Kiev e Washington incasserà alla fine il via libera di Mosca. Molti continuano a dubitare che il Cremlino sia realmente interessato a chiudere la guerra, come dimostrano gli incessanti attacchi in Ucraina. «Anche Kiev ha colpito duro», ha risposto Trump a chi gli chiedeva dei recenti pesanti raid di Mosca.
Territori, congelamento del fronte e referendum
Il Cremlino insiste sul ritiro completo degli ucraini dal Donbass, mentre Kiev preme per un congelamento delle linee di battaglia. Alla ricerca di un compromesso, gli Stati Uniti hanno proposto la creazione di una zona economica libera se l’Ucraina abbandona l’area, ma molto resta da definire sul funzionamento concreto dell’ipotesi. Zelensky ha messo sul piatto anche la possibilità di un referendum sul piano di pace, un’apertura ritenuta significativa perché segnala che il presidente ucraino non esclude più concessioni territoriali.
Zelensky si è detto disponibile anche, in caso di accordo, alle prime elezioni dal 2019 – una richiesta di Mosca appoggiata da Trump – a patto che la sicurezza sia garantita. Aperture e concessioni che mirano a rimettere la palla nel campo di Putin e ad allontanarlo da Trump.
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