Lega, il nuovo segretario lombardo Romeo sfida subito Salvini

L’esito era scontato (e non solo perché i due competitor, Cristian Invernizzi e Luca Toccalini, si sono sfilati esaudendo il desiderio di Salvini di arrivare a una candidatura unitaria), ma il boato dell’ovazione e, soprattutto, il climax di rimproveri addolciti dai sorrisi rivolti al Capitano (presente in sala) no. O, almeno, non dal minuto uno.
Il congresso
Il congresso della Lega (attesissimo in casa Carroccio) andato in scena domenica allo Sheraton di Milano ha consegnato il testimone della segreteria lombarda a Massimiliano Romeo, capogruppo al Senato, alla fine eletto per acclamazione. Ma ha anche messo subito in chiaro uno scontento che tra i militanti serpeggia ormai da qualche anno: serve più attenzione al Nord, serve uscire dalle logiche romane e serve più territorio.
Un attacco diretto, a viso aperto, alla linea di Matteo Salvini. Tanto che, a un certo punto, il segretario federale è sembrato quasi sotto processo (politico): non a caso il ministro Giancarlo Giorgetti si è trovato a prenderne le difese («non siamo nel mondo di 40 anni fa» ha detto), ricordando i momenti di gloria e rispolverando un sentimento caro ai leghisti, il rispetto del capo («ci serve un capo e va rispettato» ha letteralmente scandito).
Identità
La prima bordata l’ha lanciata il governatore Attilio Fontana, visibilmente scocciato: «Il problema del Nord c’è ed è sempre più presente. Non possiamo competere con le regioni più forti del Nord avendo le mani legate da Roma. Se continuiamo a dire che va tutto bene, nascondiamo qualcosa: qualche nemico lo abbiamo anche in casa».
Ma il discorso più politico è quello del neosegretario lombardo, che pur addolcendo in principio la pillola («se diciamo dobbiamo aggiustare la rotta, non significa che siamo contro Salvini»), non fa sconti: «Matteo – ha detto – se non parliamo più del Nord, qui i voti non li prendiamo più. Una corrente nordista ben gestita, non per conservare il posto a qualcuno può essere utile».
E, ancora: «È inspiegabile questo continuo cercare un posizionamento politico nuovo e dimenticarci di coltivare il nostro spazio politico. La Lega rappresenta il movimento del territorio, questa dev’essere l’idea: riprendiamoci la nostra vera identità», perché «gli elettori votano gli originali, non le copie». Parole pronunciate sì con intonazione pacata, ma comunque grevi (come quel «è finita la stagione dei nominati»), alle quali il vicepremier ha ribattuto: «Abbiamo cinque ministri lombardi e non ci sono mai stati nella storia della Lega».
Del resto, da mesi Salvini cammina lungo il crinale sottile che separa i malumori ormai plateali del suo stesso partito dai malumori dei suoi alleati di governo. La resa dei conti interna era ormai inevitabile. E il malcontento fa un baccano tremendo.
La delegazione bresciana

Ad assistere al botta e risposta c’era anche la delegazione bresciana, guidata da Roberta Sisti, «dna» nordista: «Finalmente dopo nove anni abbiamo votato un segretario» è il commento della segretaria provinciale, che parla di «tanto lavoro da fare» per «ricostruire l’identità» del partito e «tornare ad essere il vero sindacato del territorio. Lo possiamo fare solo con la nostra grande forza: i militanti della Lega, che vanno ascoltati, rispettati e valorizzati». L’elenco è lungo: «Ci sarà da combattere in favore della Lombardia, del Nord, dell’autonomia per presidiare il territorio, per vincere nei nostri Comuni, per promuovere il tesseramento, il confronto» sottolinea.
La segretaria è d’ufficio parte del Direttivo regionale, del quale fanno parte anche l’on. Paolo Formentini e i sindaci di Travagliato, Renato Pasinetti, e di Pertica Alta Giovanmaria Flocchini. A congratularsi con Romeo è anche l’on. Simona Bordonali, che nel congresso vede «un nuovo inizio per il nostro movimento. Sebbene avremmo preferito un voto per coinvolgere ulteriormente i militanti in questo momento decisivo, il risultato è comunque positivo. Sin dall’inizio – ha ricordato la parlamentare bresciana – ho sostenuto con convinzione questa candidatura, certa che dopo nove anni si tornasse a mettere i territori al centro dell’azione politica della Lega. L’obiettivo è ricostruire quei collegamenti, troppo spesso mancati nell’ultimo periodo, tra la dirigenza e la base».
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