Outdoor

Una nuova guida per scoprire le falesie e i siti di arrampicata nelle valli di Brescia

Ruggero Bontempi
La pubblicazione, curata da Sandro De Toni e Stefano Maffi, descrive 3.630 vie attrezzate
La copertina del libro «Valli bresciane falesie»
La copertina del libro «Valli bresciane falesie»
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Una provincia verticale. La recente pubblicazione della nuova guida «Valli bresciane falesie» restituisce agli appassionati di arrampicata una corposa e aggiornata documentazione sulle palestre di roccia attrezzate nei dintorni della città di Brescia, di Botticino e Rezzato, nelle valli Trompia e Sabbia, sul lago di Garda, attorno al lago d’Iseo, e da qui in direzione nord fino a raggiungere la media Valle Camonica.

Il volume realizzato dall’editore specializzato Versante Sud nella collana Luoghi verticali (www.versantesud.it), in vendita al prezzo di 35 euro, si compone di 560 pagine riccamente corredate di fotografie, disegni che evidenziano i percorsi di accesso e lo sviluppo di ogni tiro di corda sulla parete.

Complessivamente sono descritte 3.630 vie attrezzate, che totalizzano oltre 70 chilometri di avventure verticali. In questo viaggio tra le falesie della provincia, da vivere sulla punta dei piedi e delle dita, ogni arrampicatore può trovare facilmente le tappe che gli sono più congeniali in termini di località preferite, chiodatura, tipo di roccia, modalità di avvicinamento, frequentazione, grado di difficoltà.

Autori di questo prezioso volume sono sue arrampicatori ben conosciuti nell’ambiente bresciano della scalata, Sandro De Toni (1967) e Stefano Maffi (1975), pluridecennali e costanti frequentatori delle falesie della provincia (e non soltanto), oltre che esploratori e valorizzatori di nuovi settori.

Abbiamo chiesto direttamente a loro di parlarci del volume, allargando il tema dell’arrampicata ai suoi risvolti turistici e ambientali.

Alice Moretti in scalata - Foto Alberto Mlinverni
Alice Moretti in scalata - Foto Alberto Mlinverni

Nel corso degli anni sono state pubblicate alcune guide che hanno presentato le falesie del territorio bresciano, e oggi quella da voi curata è la più completa e aggiornata. Quali sono le pareti scoperte e attrezzate più recentemente?

Sandro: In effetti durante i lockdown pandemici molti chiodatori, costretti a ingegnarsi con la roccia all'interno dei confini del Comune di residenza per dare sfogo alla propria passione, hanno considerato con maggiore attenzione pilastri e muri prima sottovalutati sulle montagne vicino casa, e, approfittando del forzato tempo libero, si sono messi ad attrezzare nuovi itinerari un po' ovunque, in provincia.

È difficile elencare tutte le nuove falesie. Tra le più significative - per le aree da me curate (Brescia, Cave, Val Trompia, Val Sabbia e Garda) - segnalerei la Gola in Maddalena, Monte Dragone tra Nave e Caino, Lodrino (chiodata prima del Covid), due nuovi settori a Caregno, il Pettirosso a Marmentino, la Parete di Là a Cima Caldoline, il Renico sopra Villanuova, Eno, Moderna alla Nozza di Vestone, Castelbravo sopra Anfo e un nuovo settore di vie facili al Monte Castello di Gaino.

Va detto che, pur non mancando falesie chiodate su bastionate davvero imponenti e impressionanti, molti di questi nuovi spot valorizzano pareti di limitate dimensioni. Tuttavia numerosissime sono anche le nuove linee su muri già esplorati.

Con l'attuale edizione della guida abbiamo cercato di censire - pur con inevitabili dimenticanze - tutto questo ricco patrimonio di siti di scalata outdoor, in precedenza poco conosciuto. Questo per garantire ai numerosi praticanti, vecchi e nuovi, più opportunità di scelta e la possibilità di esplorare il territorio montano bresciano, spesso poco considerato, ma con angoli di grande fascino.

Inoltre, riportando tutte queste informazioni nero su bianco su carta, abbiamo anche voluto riconoscere il prezioso lavoro di un gran numero di infaticabili e generosi chiodatori, attivi ovunque in provincia.

Stefano: Rispetto all’ultima guida edita da Versante Sud sulle valli bresciane del 2017 sono state valorizzate molte pareti nuove, specialmente nel periodo Covid quando la gente era costretta a stare a casa o nelle immediate vicinanze. Pareti che prima non erano state prese in considerazione sono state ripulite e attrezzate. Nella Valle dell’Opol a Marone per esempio negli ultimi anni sono state chiodate, grazie alle fatiche di volenterosi privati, almeno 10 pareti nuove sia per principianti che per i più esperti.

Piermattia Bozza - Foto Giovanna Rossi
Piermattia Bozza - Foto Giovanna Rossi

Alcune zone della provincia hanno visto collaborare gruppi di scalatori e strutture pubbliche per riqualificare siti di arrampicata, e la vostra guida è realizzata con testi in lingua italiana e tedesca. La pratica di questo sport si configura come un’opportunità di valorizzazione turistica?

Sandro: Il recente successo della Valle dell'Opol sta a dimostrare che l'arrampicata può essere una significativa fonte di attrazione turistica (per quanto si dica che chi scala, parco di natura, non alimenti grandi flussi economici nelle terre che visita).

Tuttavia una presenza eccessiva di climber può anche costituire un problema per territori delicati come quelli montani. E questo sfida le amministrazioni locali a immaginare inedite soluzioni di gestione, che permettano di salvaguardare l'ambiente naturale e le forme tradizionali di presenza umana sul territorio, garantendo al tempo stesso a chi arrampica di godere in serenità di posti magnifici.

Questa è una quadratura spesso difficile da trovare. Ma molto del successo del modello sta anche nel senso di responsabilità e nel rispetto degli arrampicatori. E a questo proposito c'è ancora molto da imparare...

Stefano: Non è certo la regola, ma a volte può capitare che un comune si faccia carico di alcune manutenzioni, o che contribuisca con l’acquisto di materiale per chiodare, anche perché per i comuni è certamente un’attrazione in più avere delle pareti ben chiodate dove svolgere l’arrampicata in sicurezza. Ci sono comuni che con l’arrampicata hanno visite da più parti d’Europa, e di conseguenza si sono sviluppate attività di cui ha bisogno un arrampicatore, da un posto per dormire all’acquisto di materiali per scalare e molto altro.

L’attrezzatura delle prime palestre di roccia vicine alla città di Brescia, dalla Maddalena a Caionvico e Rezzato, è iniziata circa quarant’anni fa. Da allora come si è evoluta la frequentazione di questi siti?

Sandro: Se si eccettua la chiodatura sistematica della Maddalena avvenuta nei primi anni Duemila, fino alle soglie della pandemia le aree di Brescia e delle cave hanno vissuto ben pochi cambiamenti. Erano sempre molto frequentate Canyonvic, la Placca Rossa e Mazzano, di comodo accesso per l'arrampicata pomeridiana nei periodi estivi. Gli arrampicatori più forti continuavano a spellarsi le dita e a disarticolarsi le spalle in Cava e al IV settore in Maddalena. Significative esplorazioni nella zona di San Gallo e dei Radar, che pure avevano fruttato vie di alta difficoltà su pareti imponenti (San Gallo Alta e Nuovo Cinema Maddalena), non avevano trovato molta fortuna tra gli arrampicatori, forse per la complessità dell'avvicinamento (tracce poco marcate in bosco ripido). Speriamo che attirino la curiosità dei climber più forti.

Tuttavia, come accennavo, dal 2020 anche sui fianchi dello storico monte Denno è ripartito un impulso esplorativo che ha portato all'apertura di cinque nuove falesie ben attrezzate, e con difficoltà più varie su paretine e pilastrini su cui già i pionieri avevano messo le mani e qualche rado chiodo.

Stefano: Lascio la risposta a Sandro che è certamente un frequentatore più assiduo di me.

Gli stili di arrampicata, il contesto ambientale e le diverse tipologie di roccia rendono diverso ogni sito da un altro. Quali consigliereste a un neofita e a un praticante evoluto?

Sandro: Rispondo citando quello che abbiamo riportato sulla guida: «Se proprio i lettori desiderano almeno un'indicazione delle falesie da frequentare, queste sono le nostre proposte per difficoltà e accessibilità, area per area»:

  • Le falesie più difficili

- Brescia e dintorni: Maddalena IV settore (consumata), Conca d'Oro e Glutammato Yeyè, Nuovo Cinema Maddalena;

- Rezzato e dintorni: Cava (molto consumata);

- Iseo: G-Rota, Madonna della Rota, Terra di Mezzo, Scrigno, Ilex 1 e 2;

- Val Camonica: Paline, Cimbergo.

- Val Trompia: Pellegrino, Parete di Là, forse una sorpresa al monte Dragone;

- Val Sabbia: Covolo, Corna Nibbia, Barghe, Malaria, Grotta del Dragone, Corna 23; qualche sorpresa potrebbe esserci anche a Castelbravo;

- Garda: Giardino di Dallas, Placca dei Cremonesi, qualche possibile sorpresa a Rosa Canina.

  • Le falesie con vie facili

- Brescia e dintorni: Canyonvic (consumata), Blue Sky, Debolandia (occhio alla roccia), Meteore (roccia non sempre compatta).

- Rezzato e dintorni: Cava parete est, Atlantide;

- Iseo: Sebino, Guido Omodei, Mignons 1.

- Val Camonica: Corne Rosse (facile solo sulla carta), Corniolo (occhio alla roccia), Monte Muffetto, Salto dei Corni Freschi Basso, Cividate Camuno 1, Cimbergo.

- Val Trompia: Costorio, l'Őngia (base scomoda), Rendena.

- Val Sabbia: Budellone (su alcune vie è richiesto l’utilizzo di friends e nuts), Covolo - La Regina del Covolo, Vestone - Muro delle Fate, Corna di Fenere, Gaver - Kinderkletterngarten.

- Garda: Gaino (settore a sinistra dello spigolo), Falesia del Passo Spino, Tremosine - Porto (occhio alla roccia, anche in seguito ai recenti distacchi nella zona).

Stefano: Innanzitutto per un neofita non consiglierei certo un sito d’arrampicata dove ci sono cenge a sbalzo o pareti con rocce un po’ da verificare. Partendo da questo quindi, gli suggerirei di trovare delle pareti con una buona base, con roccia ben ripulita e con vie facili e ben attrezzate per poter prendere confidenza con i movimenti e le manovre. Un esperto che sa già come ci si muove su qualsiasi terreno potrà andare su pareti dove la progressione richiede una certa disinvoltura anche su vie più difficili.

L’arrampicata nella sua pratica agonistica si svolge su strutture, pannelli e prese artificiali, e sono molti i praticanti che la vivono in questa forma. Da cosa deriva nella vostra esperienza il piacere di scalare sulla roccia?

Sandro: Per me, vecchio alpinisten, il piacere di scalare sulla roccia viene dal seguire il richiamo di quello che c'è oltre - dietro il bordo della parete, al di là delle quinte, dei pilastri, degli strapiombi e degli alberi che ondeggiano sulle creste - mentre salgo sicuro, perso nel flusso dell'azione, su roccia solida e lavorata sentendo tra i capelli un vento leggero e sulla pelle i raggi tiepidi del sole al tramonto.

Vabbè, non ho più capelli. E la padronanza è solo un lontano ricordo di gioventù. Ma il resto ancora è lì. E mi invoglia ancora, nonostante la quasi veneranda età, a cercare movimenti al limite - un limite molto più basso di un tempo - sulle imprevedibili e sorprendenti forme della pietra verticale.

Stefano: L’agonismo lo si fa in palestra di modo che tutti possono competere sullo stesso percorso, dato che le prese sono le stesse per tutti. Molti praticanti principianti cominciano proprio dalle palestre indoor per svariati motivi, perché sono di più comodo accesso o come dopo lavoro, perché è un ambiente confortevole e si possono fare conoscenze, e in più fanno corsi e ci sono degli istruttori a cui chiedere consigli. Ma comunque, non me ne vogliano le palestre, la vera arrampicata si fa sulle rocce.

Non c’è niente di meglio di un ambiente naturale su cui muovere i propri passi su terreno verticale, la vera essenza è lì fra le tacche e le fessure di calcare o di granito sulle quali misurarsi, per superare o raggiungere i nostri limiti.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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