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Quando la ricchezza si misura in «geobiodiversità»

Ruggero Bontempi
Una recente monografia di Natura Bresciana, edita dal Museo Civico di Scienze Naturali di Brescia, racconta l’originalità della valle del Carobbio
Uno scorcio suggestivo del crinale della valle del Carobbio
Uno scorcio suggestivo del crinale della valle del Carobbio
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Il termine biodiversità è ampiamente diffuso per indicare la varietà e la variabilità degli organismi viventi e dei sistemi ecologici in cui essi vivono, mentre meno frequente è l'utilizzo del termine geodiversità, che sposta il focus sulle manifestazioni naturali di carattere geologico, geomorfologico, idrologico e pedologico (relative ai suoli).

Una recente monografia di Natura Bresciana, edita dal Museo Civico di Scienze Naturali di Brescia, regala preziosi approfondimenti su un contesto ambientale di notevole interesse esteso nella zona orientale della città, e si dedica ad entrambe queste tipologie di espressioni naturali.

«Geobiodiversità della Valle del Carobbio» è il titolo assegnato al volume che ha visto impegnati esperti di materie specifiche afferenti al Centro Studi Naturalistici Bresciani e al Museo Civico, e anche ricercatori del territorio nazionale.

Lo studio

Lo studio multidisciplinare mette in evidenza la sorprendente ricchezza di questa zona, ben conosciuta degli escursionisti che ne percorrono i crinali e attraversano i suoi boschi accolti nel perimetro del Parco delle Colline di Brescia. Dalla testata della Maddalena la Valle del Carobbio estende i suoi versanti sul solco percorso dal torrente che ha generato i depositi sui quali sono state edificate la abitazioni di Sant’Eufemia della Fonte.

Ampie sono le superfici dove affiorano le formazioni rocciose calcaree e dolomitiche della Corna, termine geologico trasferito nel dialetto bresciano per indicare aree caratterizzate da pareti e sporgenze. Termini dialettali vengono anche utilizzati per indicare alcune delle numerose cavità carsiche che si aprono su entrambi i versanti della valle, note come büs (Cavra, Creta, Spolverina, Mascheda) o tampa.

Flora

Nella valle sono accolte specie floristiche appartenenti a 76 diverse famiglie, alcune delle quali esclusive rispetto a tutto il territorio lombardo, ma preoccupa la riduzione del contingente di orchidee minacciato dall’avanzata del bosco. La vegetazione attuale risente delle trasformazioni avvenute nell’utilizzo del suolo nel corso dell’ultimo secolo, oltre che dei cambiamenti climatici in atto. Le due serie principali si riconducono ai boschi di querce e a quelli di carpino nero e orniello.

Fauna

Nella componente faunistica, che accoglie 14 specie accertate di mammiferi e 61 di uccelli, rivestono particolare interesse anche anfibi e rettili, oltre che la presenza di un coleottero endemico. La lettura della monografia arricchisce la conoscenza del rapporto tra la città e la natura che la circonda.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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