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Piante velenose della Valcamonica, un volume per riconoscerle

Un nuovo volume firmato dal botanico Enzo Bona esplora 256 specie potenzialmente pericolose, per la salute umana e animale, che crescono spontanee tra Valle Camonica e Val di Scalve. Una guida utile per riconoscerle e prevenire rischi
Un esemplare di colchico autunnale, specie velenosa
Un esemplare di colchico autunnale, specie velenosa
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Le cronache attuali raccontano che oppositori, spie e nemici vengono talvolta eliminati mediante avvelenamenti da regimi che ricorrono all’utilizzo di agenti nervini, diossina, sostanze radioattive. Nei secoli precedenti, fin dalla preistoria, furono invece le piante a rivelare a sicari, ma anche a cacciatori, guaritori e medici, la presenza varie tipologie di tossine vegetali. Resine, terpeni, ossalati, alcaloidi e saponine, ad esempio, sono oggi ampiamente utilizzati dalla farmacologia.

Nell’ambito delle attività di divulgazione svolte dal Parco dell’Adamello e dalla Comunità Montana di Valle Camonica la conoscenza di questo argomento viene favorita dalla disponibilità di un nuovo strumento presentato la scorsa settimana a Breno dal botanico camuno Enzo Bona.

Il libro

Si tratta di un volume intitolato «Piante pericolose, velenose e allergeniche» che rappresenta la sesta uscita dell’Atlante fotografico di Botanica Rhaetica, Flora di pregio delle valli Camonica e di Scalve, patrocinato dall’Ordine dei Farmacisti della Provincia di Brescia.

Nelle specie vegetali sono contenute molte sostanze in grado di svolgere un’attività biologica sull’organismo umano, non soltanto con effetti benefici (azione terapeutica) ma anche dannosi (azione tossica) in relazione alle caratteristiche e alla quantità dei principi attivi presenti.

Un repertorio di 256 specie da conoscere

La pubblicazione curata da Enzo Bona, con il contributo di 45 collaboratori e referenti, permette di diffondere la conoscenza delle specie vegetali potenzialmente pericolose che crescono in maniera spontanea sul territorio del bacino superiore dell’Oglio.

I danni che possono provocare riguardano la salute umana e animale, e possono avvenire sia per ingestione ma anche solo per contatto. In caso di ricorso alle cure di un Centro Antiveleni o del Pronto Soccorso Veterinario la valutazione del rischio tossicologico dovrà essere supportata dall’identificazione del nome botanico della specie ingerita.

Nell’area d’indagine compresa dalla pubblicazione sono state considerate 256 specie o sottospecie, molte delle quali conosciute e apprezzate per il loro aspetto estetico. È opportuno quindi conoscere anche i risvolti non secondari dell’aconito napello, croco, botton d’oro, mughetto, peonia, colchico autunnale, elleboro, tasso, bucaneve, agrifoglio, pungitopo.

Il volume costituisce un supporto di sicuro interesse per essere informati e prevenire spiacevoli conseguenze nelle frequentazione della natura.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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