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Padre e figlio scalano una cascata in Valpaghera

Luca Ducoli, studente d'ingegneria di Breno e alpinista del Cai Eagle Team, ha compiuto l'impresa insieme al padre Giovanni
Giovanni e Luca Ducoli - © www.giornaledibrescia.it
Giovanni e Luca Ducoli - © www.giornaledibrescia.it
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Nella Valpaghera di Ceto, dove d’estate si realizzano escursioni e si svolgono vacanze per ragazzi con attività di educazione ambientale a Campo Tres, l’inverno disegna un contesto appartato e severo, regno del freddo e del ghiaccio. È qui che ha trovato un nuovo terreno d’ispirazione Luca Ducoli, studente di ingegneria di Breno e talentuoso alpinista membro del Cai Eagle Team, progetto di formazione di alto livello per giovani alpinisti italiani accuratamente selezionati.

Lo scorso anno in aprile, mentre si allenava correndo in questa bella valle camuna, Luca ha notato una sottile colata di ghiaccio su una parete di granito. Tornato in sopralluogo poco prima di Natale ha scoperto che il ghiaccio si era nuovamente formato, così il 23 dicembre, in compagnia del padre Giovanni, è partito con il buio per affrontarne la salita.

Il percorso

I due Ducoli hanno raggiunto dopo tre ore di cammino la base della cascata di ghiaccio affacciata sullo splendido contesto delle Foppe di Braone, tra le zone più affascinanti del Parco dell’Adamello. In un ambiente isolato e severo, la cordata dei Ducoli ha scalato interamente la cascata su terreno misto per quattro lunghezze di corda e complessivi 200 metri, su ghiaccio molto delicato e sottile, per poi fare rientro alla base calandosi lungo la via di salita.

È nata così sulla parete nord del Monte Mezzullo «Anemos», il cui nome deriva dal greco e significa vento, per ricordare il terzo invisibile ma sempre vicino compagno di salita. Alcuni giorni più tardi questa linea, che richiede un discreto impegno, è stata ripetuta da Davide Bellesi e Fabrizio Andreoli della Scuola alpinismo «Giando» della sezione Cai di Breno.

Il bis

Non paghi di questa salita i due Ducoli sono tornati in Val Paghera una settimana più tardi per regalarsi la prima scalata di un’altra cascata di ghiaccio che è stata chiamata «Candelora», e che propone uno sviluppo di 175 metri.

«Ricordo nitidamente la prima volta che mi hai portato sul ghiaccio», ha detto il giovane Luca al padre Giovanni, «alcuni giorni fa abbiamo aperto la nostra prima via di ghiaccio assieme e poi siamo tornati in quel freddo anfiteatro e ne abbiamo salita una seconda. Non credo serva parlare di gradi. Dei semplici numeri non esprimono la gioia che ho provato in quegli attimi, l’emozione di stringersi la mano in cima dopo avere realizzato qualcosa di solo nostro. E le linee sono pure da favola!».

Una bella storia di famiglia e di passione tramandata per la montagna. La buona educazione passa anche attraverso il freddo.

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