Outdoor

Un alpinista bresciano ha aperto una nuova via sulla Marmolada

Ruggero Bontempi
Si chiama «Ego Land» e l’ha aperta il camuno Bernardo Rivadossi: è una delle più difficili di tutte le Dolomiti
  • La nuova via «Ego Landa» aperta dal camuno Rivadossi - © www.giornaledibrescia.it
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  • La nuova via «Ego Landa» aperta dal camuno Rivadossi - © www.giornaledibrescia.it
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Un re scalatore dalla Valle Camonica per omaggiare la regina delle Dolomiti con una nuova difficile linea di salita.

La solare parete sud della Marmolada offre agli appassionati di alpinismo un contesto d’azione sul quale sono state scritte pagine fondamentali della storia di questo sport, l’ultima delle quali ad opera del forte alpinista camuno Bernardo Rivadossi.

Sul Dorso dell’Elefante

La via è stata aperta salendo dal basso il poderoso e slanciato pilastro conosciuto con il nome di Dorso dell’Elefante, levigata pancia di roccia dalla forma bizzarra.

Legatosi in cordata con la guida alpina trentina Massimo Faletti, Bernardo Rivadossi ha iniziato sondare placche compatte e terreno verticale e strapiombante lungo un’ardita linea intuita che parte a sinistra di un’altra via chiamata Alì Babà.

Il loro impegno si è articolato per nove giornate in parete nel corso del mese di agosto con variabili condizioni meteorologiche.

La nuova via: «Ego Land»

La linea che è uscita dal cilindro dei due maghi della verticale è stata chiamata «Ego Land», si sviluppa per un totale di dieci tiri di corda e 410 metri di sviluppo, e offre difficoltà estremamente elevate (fino a 8c/c+) presentandosi come una delle più difficili di tutte le Dolomiti.

Alla fine di agosto Bernardo Rivadossi è ritornato sulla via insieme a Luca Bana, e assieme hanno aperto due nuove sezioni che rendono la nuova via più indipendente da quella vicina. Successivamente i due si sono alternati e hanno salito interamente la via senza cadute e senza utilizzare supporti artificiali per la progressione. Il sigillo della prestazione sportiva suggella il valore di una linea definita «un vero capolavoro».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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