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Là dove volano (e muoiono avvelenate) le aquile

La mostra fotografica «Il veleno dopo lo sparo» al museo di Scienze Naturali di Brescia (visitabile fino al 27 aprile) è dedicata a uno degli uccelli rapaci più ammirati
L’aquila reale è una delle specie che risente dell’inquinamento da piombo
L’aquila reale è una delle specie che risente dell’inquinamento da piombo
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I rapaci sono indubbiamente animali carichi di significati ecologici oltre che simbolici. Si collocano ai vertici della catena alimentare, e tra gli uccelli sono tra i primi a indicare cambiamenti in corso, sia per effetto di persecuzioni da parte dell’uomo, sia per impoverimento o distruzione di habitat e per fenomeni di inquinamento in corso.

L’aquila reale è uno degli uccelli rapaci più ammirati. Vanta un’ampia distribuzione nell’Europa del Nord e nei paesi del Mediterraneo, compresi i territori della Lombardia e della provincia di Brescia. Anche se le popolazioni sono considerate stabili o in aumento, la specie è considerata ancora a rischio.

Tra le cause di mortalità dell’aquila reale e di altri rapaci si annoverano l’elettroesecuzione (collisioni contro le reti elettriche), esche avvelenate disperse destinate ad altri predatori, attività di bracconaggio e avvelenamento da piombo. A quest’ultima problematica è dedicata una mostra fotografica accolta nel Museo di Scienze Naturali di Brescia visitabile fino al prossimo 27 aprile, dal titolo «Il veleno dopo lo sparo».

Avvelenamento da piombo

Il veleno è il piombo, un contaminante ambientale molto diffuso, che può essere assorbito con facilità dalle piante e dagli animali, comprese le componenti della microfauna che vivono nel terreno. La sua assimilazione può avvenire attraverso le vie cutanee, per inalazione o per ingestione.

Sul territorio dell’Unione Europea vengono disperse ogni anno circa quattordicimila tonnellate di piombo attraverso l’attività di caccia e di controllo della fauna invasiva, e si calcola che in Italia vengano disperse annualmente alcune migliaia di tonnellate di questo metallo, che rimane per decenni nello strato superficiale del suolo prima di alterarsi.

Gli uccelli rapaci rimangono intossicati a seguito dell’ingestione di schegge di proiettili a elevata frammentazione utilizzati per la caccia agli ungulati, o dei pallini usati per abbattere la piccola selvaggina. Il piombo metallico delle munizioni viene ingerito da diverse specie di uccelli e porta l’animale ad una rapida intossicazione.

Emblematico è il caso di un’aquila reale colpita da saturnismo a causa di un’intossicazione cronica da piombo, recuperata in un’area a elevata pressione venatoria della nostra provincia nella scorsa primavera, portata al Centro Recupero Animali Selvatici a Cenate Sopra e deceduta dopo sole 24 ore dal suo ricovero. L’avvelenamento da piombo è conosciuto da oltre due secoli anche per gli uccelli acquatici. Si lavora per trovare soluzioni alternative.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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