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Il ghiaccio delle Orobie camune? Si scala con un libro

Nella nuova guida «Ghiaccio delle Orobie», 300 itinerari in bianco e spazio a Concarena e cime del versante bresciano
  • Canale nord di Cima di Val Piane - Foto di Valentino Cividini
    Ghiaccio delle Orobie, cime camune nella nuova guida
  • Ghiaccio delle Orobie, cime camune nella nuova guida
    Ghiaccio delle Orobie, cime camune nella nuova guida
  • Sulla via Mengol Surprise - Foto di Valentino Cividini
    Ghiaccio delle Orobie, cime camune nella nuova guida
  • La Concarena - Foto di Valentino Cividini
    Ghiaccio delle Orobie, cime camune nella nuova guida
  • Sulla via Bacchetta Magica in Concarena - Foto di Valentino Cividini
    Ghiaccio delle Orobie, cime camune nella nuova guida
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Arrampicare con piccozze e ramponi sulle montagne delle Orobie. Un volume recentemente pubblicato spalanca molte opportunità agli appassionati di questa forma di alpinismo che, nelle stagioni migliori, può estendere il suo periodo di pratica dall’autunno fino alla stagione primaverile, tra canali e percorsi su ghiaccio e terreno misto moderno. «Ghiaccio delle Orobie» è il titolo del libro edito da Versante Sud realizzato da Valentino Cividini, Marco Romelli e Matteo Bertolotti, che propone 300 itinerari in questa bella porzione di montagne lombarde nella quale rientra anche la zona camuna dove si innalzano i rilievi della Concarena, Bagozza, Ladrinai, Mengol e Pizzo Camino.

Valentino Cividini, che si definisce «operaio in fabbrica per dovere e malato di montagna per passione», ci illustra i contenuti di questa pubblicazione che sta accogliendo i favori anche degli appassionati bresciani.

«Le Orobie costituiscono un contesto ideale per questo tipo di scalate» esordisce Valentino, «anche se bisogna fare i conti con il clima che negli ultimi anni sta cambiando profondamente, riducendo periodi e restringendo il terreno di gioco. Nel 2017 abbiamo avuto un anno favorevole alla formazione di questi itinerari, ma dal 2021 e fino all’anno corrente le condizioni non sono state affatto buone. Di contro, per l’assenza o per la scarsità di neve, alcune pareti si sono rivelate raggiungibili con tempi più ridotti e difficoltà minori. Gli alpinisti sono costretti ad affrontare la salite al volo perché le condizioni ideali durano poco».

Cosa vi ha spinto a redigere questo impegnativo lavoro editoriale?

Parete nord del Pizzo Camino, cima che eleva tra Borno e Schilpario - Foto di Valentino Cividini
Parete nord del Pizzo Camino, cima che eleva tra Borno e Schilpario - Foto di Valentino Cividini

«La passione per questa attività, la volontà di fare conoscere questa belle montagne, ma anche il tentativo di mettere nero su bianco storie delle quali qualcuno si dimentica. E ancora documentare vecchie salite, disporre di un livello di informazione approfondito oltre quello proposto dai social, dove talvolta dominano l’affermazione personale e la scarsa conoscenza del passato. Questa guida è un diario di viaggio». 

Tra i numerosi itinerari che tu e gli altri autori avete percorso personalmente e poi relazionato, anche mediante delle belle immagini, quali consiglieresti tra le montagne delle Dolomiti camune?

«Nel gruppo della Concarena la Cima della Bacchetta (2.549 metri) rappresenta la vetta principale. Il versante nord-est si affaccia direttamente sulla Valcamonica e presenta dei canali molto profondi, mentre altre opportunità si aprono sul meno evidente versante nord-ovest. Le vie "Bacchetta magica", “Gocce di felicità” e “Maria di Magdala” (aperta dagli alpinisti bresciani Carlo Codenotti, Giancarlo Duina e Claudio Inselvini nel 2011, ndr), nelle condizioni ideali sono percorsi di notevole interesse».

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