La vittoria di Nawrocki spacca in due la Polonia

Si profila una coabitazione con il premier Donald Tusk molto difficile: a Varsavia sta per iniziare una lotta il cui esito avrà ripercussioni piuttosto ampie
Karol Nawrocki con la moglie Marta Nawrocka - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
Karol Nawrocki con la moglie Marta Nawrocka - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
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L’effetto Romania non c’è stato. La rimonta, il ribaltamento cui avevamo assistito una decina di giorni fa, e la conseguente vittoria nelle elezioni presidenziali dell’europeista Nicusor Dan sul rivale putiniano e sovranista George Simion, non si è ripetuta in Polonia. Il sovranista Karol Nawrocki ha prevalso di un soffio sull’europeista Rafał Trzaskowski. La Polonia è politicamente spaccata a metà. Ma lo è anche da un punto di vista territoriale. Sono le regioni del sud-est, per giunta le meno popolate, ad aver consegnato la vittoria a Nawrocki, dove ha raggiunto percentuali anche del 70 per cento. Territori rurali, conservatori, nazionalisti, avversi al liberalismo europeista di Tusk e di Trzaskowski. Questi, pur vincitore nel resto del Paese ma con percentuali più basse, non è riuscito a colmare la differenza, di voti gliene sono mancati pochi per farlo, 280mila. Ma è quanto basta.

Nawrocki è il nuovo presidente, con un mandato quinquennale. Succede ad Andrzej Duda, anche lui sovranista, ma alleato del nazionalista PiS (Diritto e Giustizia), non sua diretta espressione, com’è il caso del neo-eletto. Si profila, quindi, una coabitazione con il premier Donald Tusk ancor più difficile. Ciò per via del potere di veto presidenziale previsto nella Costituzione del 1997, superabile solo dal voto a maggioranza qualificata (3/5) della Camera. Potere controbilanciante, per essere usato solo in casi eccezionali. Tuttavia, con la coabitazione Duda-Tusk, già era divenuto uno strumento politico.

Un modo per il PiS, partito più votato sì nelle elezioni politiche dell’ottobre 2023 ma poi costretto all’opposizione per via dell’alleanza pro-europea montata da Tusk, di condizionare per via presidenziale le politiche governative. Ora tutto indica come quel potere sarà esercitato in modo ancor più ostativo. Quanto sarà Tusk in grado di governare? È l’incognita del momento. L’agenda europeista polacca subirà un arresto? Un ridimensionamento? Sarà l’uno o l’altro, in ogni caso nulla di ben promettente.

Tusk ha riportato la Polonia nell’alveo europeo, vi si è ritagliato un ruolo da leader. Buoni rapporti con Francia e Germania. Ha inserito la Polonia nella «coalizione dei volonterosi» a sostegno dell’Ucraina, anche se ha escluso l’invio eventuale di truppe. Con la premier Meloni, nonostante chiare differenze ideologiche (federalista l’uno, confederalista l’altra), si sono manifestate visioni simili sui temi di sicurezza, migrazione e difesa. Nella sua agenda europea spicca l’appoggio a una difesa comune, a coordinare gli investimenti nel settore. È un sostenitore dell’autonomia strategica dell’Ue, delle cooperazioni rafforzate per la difesa.

Quanto alle spese militari, quelle previste per il 2025 raggiungono il 4,7 per cento del Pil. Ora, Nawrocki non è un filo putiniano. Ma la sua è una visione in stretta chiave nazionalista. Contrario all’adesione dell’Ucraina alla Nato, ma cosa ancor più importante, avversa quella di Kiev all’Ue. Se non contrasterà l’ulteriore aumento delle spese militari (l’obiettivo è il 5 per cento), per certo si opporrà a uno sviluppo dell’industria della difesa in coordinamento con i partner dell’Ue, non la concepisce in un’ottica europea. Nella campagna elettorale non ha nascosto il suo trumpismo. È fiancheggiato dall’attuale amministrazione Usa. L’avversione all’Ue di Trump trova in lui in prezioso alleato. Orban conta ora con un amico in più. Il sovranismo esce più forte da queste elezioni presidenziali.

Con Tusk la Polonia ha accentuato il suo peso tra i Ventisette. Spinge per una maggior integrazione politica. Ora, con la coabitazione, tutto ciò è rimesso in discussione. Chi prevarrà tra il Premier e il Presidente? A Varsavia sta per iniziare una lotta il cui esito avrà ripercussioni piuttosto ampie.

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