Usa, Ue, Ucraina: equilibri difficili per Giorgia Meloni

Il governo italiano e in particolare la premier Giorgia Meloni si trovano allo stato attuale ad affrontare una contingenza di politica internazionale irta di insidie e particolarmente intricata.
Prima dell’insediamento di Donald Trump, la presidente del Consiglio aveva gioco facile su tutti i tavoli: era fieramente filoatlantista, filoucraina e filoeuropea (sebbene nella doppia versione di capofila della destra euroscettica e di sostenitrice personale e politica di Ursula von der Leyen).
Erano tutte posizioni vincenti, tanto sul piano internazionale quanto sul piano politico interno.
Il problema è che, quando si gioca su equilibri fragili, basta un soffio di vento per creare problemi. In questo caso è arrivato un uragano che si chiama Trump: il presidente americano non nasconde la simpatia per Putin e la volontà di decidere con l’autocrate russo il destino dell’Ucraina, senza tenere in alcun conto gli europei, il che taglia fuori in un colpo solo l’Ue e persino il ruolo della Meloni come possibile «pontiere» verso gli Stati Uniti d’America.
Senza contare che i sodali del nuovo leader statunitense non passano giorno senza sostenere apertamente quelle forze – molto più a destra di FdI – che vogliono sfasciare l’Europa e che hanno idee al limite del neonazismo (anche un certo velato invito di Musk ai tedeschi a riscoprire l’orgoglio di essere tali, liberandosi della schiavitù delle colpe del passato – cioè l’Olocausto, si suppone – non è passato inosservato, anzi ha fatto correre un brivido lungo la schiena dei veri democratici).
L’Europa che Trump immagina non è un interlocutore, perciò non c’è bisogno di «pontieri» alla Meloni (c’è semmai, bisogno di piacere al presidente americano, il che è possibile solo assecondandolo). Per sintetizzare, la linea del governo italiano rischia di dover subire una profonda e drammatica mutazione: ormai l’atlantismo non si sa più cosa sia, perché alcuni cominciano a dubitare dello stesso futuro della Nato; sull’Ucraina la linea della difesa contro i russi si infrange su un accordo fra i due leader internazionali, fatto verosimilmente alle spalle di Zelensky (a meno che non ceda i preziosi minerali ucraini agli Usa); l’unico tavolo europeo per affrontare la questione dell’aiuto a Kiev e dei negoziati è stato promosso e ha visto la partecipazione dei governi dell’asse franco-tedesco, suscitando qualche rimostranza della Meloni per l’assenza dei suoi amici conservatori e di destra dei governi dell’Est, che di fatto ha isolato l’Italia; l’alternativa nella Ue non è più progredire o rinnovarsi in modo diverso (come vogliono conservatori e altri), ma attrezzarsi per una maggiore integrazione o scomparire; da noi, Marina Berlusconi traccia una linea fermissima, europea e filoucraina, per Forza Italia e Salvini comincia a scalpitare perché vede in Trump e nel «Mega» europeo la via per riprendersi una centralità perduta nel 2019, il tutto a spese di un governo la cui linea politica rischia di essere tirata da una parte e dall’altra.
Anche se la sinistra ha provato a mandarmi in galera per questo, orgoglioso di aver CHIUSO I PORTI. #StopInvasione pic.twitter.com/J8NpSUuAmu
— Matteo Salvini (@matteosalvinimi) February 13, 2025
In questo quadro profondamente mutato, che ruolo può avere Meloni? Sposare la causa europeista lasciando andare al loro destino le destre estreme europee, col rischio però di essere sempre «all’appoggio esterno» della commissione Ue e cioè né carne e né pesce? Provare una mediazione con Trump cercando di allargare il tavolo negoziale a Ucraina e Ue, sapendo però che il leader americano ha già deciso di vedersela direttamente col suo amico Putin? Abbandonare l’Ucraina, perdendo credibilità, rafforzando enormemente Salvini e forse facendo venire meno il governo, col possibile disimpegno di Forza Italia?
Come ha scritto ieri Mario Del Pero su queste colonne, non ci si può continuare a baloccare (come fanno alcuni attori europei) con l’idea di poter preservare relazioni privilegiate con gli Usa o pensare che questa situazione sia un’opportunità per indebolire l’Ue e la stessa idea di unione europea. Sono tutte riflessioni delle quali Meloni non potrà non tenere conto.
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