Opinioni

Turchia, perché Erdogan adesso ha tanta paura

Il presidente e la piazza dopo l’arresto dell’oppositore Imamoglu
Le manifestazioni in Turchia - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
Le manifestazioni in Turchia - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
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Dopo il sindaco è stata la volta del suo avvocato. Ci riferiamo all’arresto del legale di Ekrem Imamoglu, Mehmet Pehlivan, poi liberato. Un avvertimento? Nelle stesse ore un giornalista svedese, al suo arrivo in Turchia, è stato prima fermato poi espulso.

Nel frattempo, il Partito repubblicano popolare (Chp) ha ufficializzato la candidatura presidenziale del deposto sindaco, dopo il voto della scorsa domenica. Un voto di fatto reso simbolico perché quell’unico candidato, era stato pure privato del titolo di studio, conseguito trenta anni prima, requisito imprescindibile per partecipare alla corsa presidenziale. Ma quindici e oltre milioni di elettori (sono poco meno di 55 milioni gli aventi diritto) hanno depositato il voto nelle urne apprestate dal Chp per scegliere chi nel 2028 avrebbe dovuto sfidare Recep Tayyip Erdogan per la presidenza della Repubblica turca.

Ekrem Imamoglu, il sindaco sospeso dall'incarico dopo l'arresto per corruzione - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
Ekrem Imamoglu, il sindaco sospeso dall'incarico dopo l'arresto per corruzione - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it

Imamoglu, suo malgrado, è divenuto la bestia nera di chi, da venti ed oltre anni, governa la Turchia, prima cercando di accreditarsi come riformista democratico, poi – dopo aver smantellato il potere laico dei militari per sostituirlo con quello islamista a lui devoto – quindi stringendo progressivamente la sua morsa sul Paese. Tra riforme legislative e l’epocale trasformazione costituzionale del 2016, il presidente-sultano, con nostalgie ottomane, si è costruito un potere assoluto, e lo esercita, volto a mantenerlo e rafforzarlo.

Ma perché chi si scrive i decreti nottetempo, se li firma facendo colazione, e se li trova pubblicati sulla gazzetta ufficiale poche ore dopo, ha tanta paura? «Dittatore codardo», si legge sui cartelli agitati dalla marea di manifestanti, ormai sono milioni, soprattutto giovani nati e cresciuti sotto di lui, senza altro conoscere se non la sua ruvida retorica e l’encomio di chi lo circonda. Colgono, quei cartelli, la fragilità del duro. Il disperato attaccamento al potere di chi senza di esso sa di non poter sopravvivere.

Così, dopo la sconfitta nelle elezioni amministrative di giusto un anno fa, quando il Chp ha raccolto la maggioranza dei voti e tante municipalità sono passate sotto la sua amministrazione o quella, nelle regioni del sud-est, del partito pro-curdo Dem, ha fatto costruire da una magistratura al suo comando, accuse di corruzione, terrorismo e via dicendo, per destituirli e sostituirli con commissari governativi. Per arrivare, infine, alla megalopoli. Quella amministrata da chi ha carisma e consensi per divenire il prossimo presidente. Giudici proni lo hanno servito. Una polizia ai suoi ordini ha già proceduto a più quasi duemila arresti. La repressione sta montando e si profila durissima. Manifestanti, dissidenti, giornalisti e tanti atri, per loro le porte di un carcere duro si sono già aperte.

Il presidente. Al potere da vent’anni
 Il presidente. Al potere da vent’anni
Il presidente. Al potere da vent’anni Il presidente. Al potere da vent’anni

Ma incarcerare gli avversari è solo il primo passo, perché neppure ciò gli basta. A norma di Costituzione, Erdogan ha esaurito i mandati presidenziali. Poco importa, può giocare sulle «lacune» di quel testo fatto a sua misura. Gli sarà sufficiente convocare elezioni anticipate per aggiralo, e proporsi di nuovo. Senza un avversario temibile, anzi intimorito, con i media a condurgli la campagna elettorale, con la voce di chi gli si oppone flebile, perché così ridotta. Vuole essere presidente a vita. Teme un ritorno alla vita privata. Teme occhi altrui indagare nei dossier accumulatisi negli anni…

Sono i giorni della rabbia popolare in Turchia, ma sono anche i giorni del Ramadan. I media ignorano la prima, ma non il secondo. Richiamano ai principi dell’Islam: tolleranza, moralità, il dovere di trattare le persone con sincerità, senza intenzioni nascoste. Ricordano la figura del Hkidr, persona (forse un angelo) saggia, con la capacità di apparire a chi ne ha bisogno, per consigliarlo verso il bene. Chissà non si manifesti al Sultano, per sussurrargli furtivamente nell’orecchio: «Quo vadis Recep?».

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