Starmer sotto stress per migranti e bilancio

Fin dai suoi esordi il nuovo governo laburista britannico è stato bersagliato da attacchi da parte di conservatori ed estrema destra
Keir Starmer - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
Keir Starmer - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
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In gran parte dei Paesi democratici (e quindi anche in Italia) vige una regola non scritta che accorda ai nuovi governi circa 100 giorni di «luna di miele» con l’opinione pubblica nazionale e internazionale durante i quali è posta la sordina a critiche e polemiche. Questa norma, però, sembra non valere per il Regno Unito di oggi.

Fin dai suoi esordi il nuovo governo laburista britannico di Keir Starmer è stato bersagliato da attacchi per l’apparente inadeguatezza a proporre soluzioni per questioni cruciali, tra le quali una nelle ultime settimane è parsa particolarmente delicata: un’ondata migratoria nel Paese che sembra inarrestabile.

Il viaggio compiuto nei giorni scorsi da Starmer a Roma per un incontro bilaterale con Giorgia Meloni, va detto, non aveva lo scopo principale di discutere di politiche migratorie, per quanto lo stesso Primo Ministro lo abbia fatto intendere.

In primo luogo, è consuetudine per il nuovo leader di un Paese presentarsi ai colleghi. In secondo luogo, Starmer desiderava parlare con Meloni anche di altri problemi, quali rapporti bilaterali con Roma o la necessità di coordinare le rispettive politiche estere verso la Russia, senza dimenticare il bisogno assoluto che il Regno Unito ha di avere aiuti per instaurare nuovi e migliori rapporti con la Ue. Non a caso, l’incontro Starmer-Meloni è avvenuto dopo che il leader laburista aveva incontrato il presidente francese Macron e il cancelliere tedesco Scholz.

È però anche vero che Starmer ha pensato di cogliere l’opportunità di un confronto con chi, l’Italia, da anni prova a contrastare l’immigrazione clandestina con iniziative «creative». Il nuovo Primo Ministro, infatti, deve cercare di compiacere i propri compagni di partito (che gli chiedono un approccio diverso alla politica verso i migrati extra-europei rispetto al passato) e contrastare sia le critiche dei conservatori (che lo biasimano per non aver attivato gli accordi raggiunti dal precedente Primo Ministro, Rishi Sunak, per espellere in Ruanda i clandestini presenti nel paese) sia gli insulti degli ambienti della destra estrema (concretatisi con le violenze occorse a inizio dell’agosto scorso).

Molto delicata, in particolare, pare la posizione di Starmer nei confronti della propria opinione pubblica: l’idea diffusasi che Londra potesse copiare gli accordi presi dall’Italia con l’Albania è parso un oltraggio a molti britannici, poiché l’approccio italiano è stato definito da Human Rights Watch un modello di cattiva gestione e di abuso, e quindi non replicabile nel Regno Unito. Secondo molti nel partito laburista, la soluzione al problema dell’emigrazione clandestina nel paese, invece, dovrebbe passare per una diversa politica migratoria e di accoglienza, che distingua il nuovo governo laburista da quello conservatore e dai suoi errori.

D’altro canto, Starmer nei mesi a seguire dovrà trovare una soluzione almeno plausibile, tenuto conto che, oltre alle pressioni relative alla riforma delle politiche migratorie nazionali, il suo governo rischia di finire nell’occhio del ciclone se la sua prima legge finanziaria (prevista per la fine di ottobre e pensata per rafforzare stabilità e della crescita economica) dovesse davvero affrontare, come annunciato, il buco di bilancio lasciato dai conservatori con misure draconiane non in linea con le politiche economiche attese da un governo di sinistra, seppure moderata, come è quello laburista. La curiosità a Londra e dintorni su come Starmer e i suoi collaboratori sapranno gestire i diversi dossier sta aumentando fatalmente.

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