Sovranisti di successo, Vienna vira a destra

Per la prima volta nella storia austriaca l’Fpö vince le elezioni
Herbert Kickl ha ottenuto quasi il 30 per cento - Ansa © www.giornaledibrescia.it
Herbert Kickl ha ottenuto quasi il 30 per cento - Ansa © www.giornaledibrescia.it
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L’estrema destra europea continua ad avanzare. Per la prima volta nella sua storia, iniziata a fine anni ’40 per iniziativa di alcune ex SS, il Partito della libertà - Fpö - è arrivato primo con il 29% alle elezioni politiche che ieri si sono svolte in Austria. Al secondo posto si è piazzato il Partito popolare, Ovp, che si è fermato al 26%, seguito dai socialisti al 20% (Liberali e Verdi sono entrambi all’8%).

Un risultato per certi versi storico, ma al contempo preoccupante, sia per l’incerto scenario politico che ora si apre per la guida della cancelleria austriaca, che a questo punto è rivendicata dal leader dell’Fpö Herbert Kickl, sia per le dinamiche sovranazionali che stanno pericolosamente avanzando all’interno dello spazio politico dell’Unione europea, con la nascita di una sorta di blocco «asburgico» euroscettico ed in gran parte filorusso. Le urne, quindi, avranno effetti su due livelli che meritano di essere analizzati.

Il primo effetto, quello interno austriaco, scaturisce da un risultato elettorale che non ottenne nemmeno Jörg Haider, quando nel 1999 portò il partito dopo tredici anni di leadership, al 26,9% e a 52 seggi permettendogli di formare un governo insieme ai Popolari austriaci (Övp). Fu un terremoto politico che attraversò l’Europa per l’arrivo al potere di una forza di estrema destra che chiudeva le sue campagne elettorali nel piccolo borgo di Braunau am Inn.

Addirittura l’allora presidenza europea di turno che faceva capo al primo ministro portoghese Guterres (oggi segretario generale dell’Onu), minacciò sanzioni all’Austria oltre che la sospensione del diritto di voto per il Paese nel Consiglio Ue. Alla fine non se ne fece niente anche perché Haider rinunciò alla guida del partito, agli eventuali incarichi di governo e restò a fare il governatore della Carinzia. Da quel fatidico 1999 la politica austriaca è cambiata per sempre: da sistema rigidamente bipolare (socialisti-popolari) è divenuta tripolare con l’ingresso del terzo campo, quello della destra populista dell’Fpö. Questo ha permesso una sorta di «normalizzazione»: le successive affermazioni del Partito della Libertà non hanno quasi più fatto notizia; tanto che nel 2016 un suo rappresentante, Norbert Hofer, è arrivato ad un passo dalla presidenza dell’Austria, battuto al ballottaggio dal verde Van der Bellen di soli 6 punti, ma solo grazie ad una mobilitazione delle forze democratiche.

L’anno successivo, poi, l’Fpö è tornato al governo in coalizione con i Popolari che avevano trovato in Sebastian Kurz un leader giovane e spregiudicato che aveva saputo flirtare con le forze populiste di destra sui temi dell’immigrazione e mettendosi a capofila degli Stati frugali. Chi, in queste ore, guarda con preoccupazione all’eventualità di una nuova alleanza nero-azzurra sa che in passato in ben due occasioni a Vienna si è scelta questa soluzione. Il cancelliere uscente, il popolare Karl Nehammer, ha detto chiaramente di non voler trattare con Kickl, ma la soluzione potrebbe essere quella di una rinuncia di quest’ultimo alla guida dell’esecutivo, per rendere più digeribile ai propri elettori l’alleanza (proprio come fece Haider 24 anni fa). Ma questo lo si capirà solo nei prossimi giorni.

Herbert Kickl - Foto Ansa  © www.giornaledibrescia.it
Herbert Kickl - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it

Certo, le posizioni dell’Fpö rischiano di essere estreme per eventuali e potenziali alleati di governo, a partire dall’idea di introdurre una misura di remigrazione per richiedenti asilo e stranieri (una linea già espressa dai tedeschi di AfD, che ieri festeggiavano sui loro canali social l’affermazione di Kickl e compagni), ma anche il progetto di mettere la legislazione austriaca al di sopra di quella comunitaria, o quello di mettere in Costituzione la possibilità dello Stato di riconoscere solo i generi maschili e femminili. L’alternativa è una coalizione di governo con popolari, socialisti e verdi con tutte le incognite che nel medio e nel lungo periodo i partiti potrebbero subire, visto che in Europa agli elettori le grandi coalizioni iniziano a risultare indigeste.

L’altra novità è in chiave europea: si sta venendo a formare una sorta di «blocco asburgico», che va dalla Slovacchia di Fico all’Ungheria di Orban, passando appunto per Vienna in cui prevalgono posizioni filorusse, euroscettiche e sovraniste. Anche nel caso in cui il Partito della Libertà austriaco non dovesse arrivare al governo, il dibattito politico austriaco ne sarebbe fortemente influenzato, ad esempio sulla politica estera visto che da tempo ci si interroga sulla revisione della posizione di neutralità introdotta in Costituzione nel 1955, ma di cui l’Fpö è grande sostenitore (anche in maniera strumentale visto l’accordo di collaborazione sottoscritto nel 2016 con il partito di Putin, Russia Unita).

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