Sécurité sociale: va bene a Lecornu, ma costa molto cara a Macron

L’Assemblea nazionale ha approvato con un margine di 13 voti il disegno di legge per la parte del bilancio annuale che pianifica le spese per le pensioni, la sanità, la previdenza sociale e il sostegno alle famiglie
Il primo ministro francese Sébastien Lecornu - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
Il primo ministro francese Sébastien Lecornu - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
AA

Un altro primato, l’ennesimo che la politica francese ha fatto registrare negli ultimi tre anni di eccezionale imprevedibilità: martedì 9 dicembre, l’Assemblea nazionale ha approvato con un margine risicatissimo di 13 voti il disegno di legge per la Sécurité sociale, la parte del bilancio annuale che pianifica le spese per le pensioni, la sanità, la previdenza sociale e il sostegno alle famiglie.

È la prima volta dal 1962 che l’ok arriva da un’Assemblea senza maggioranza chiara e la prima volta dal 2022 che il governo rinuncia a forzare l’approvazione con il discusso articolo 49.3 della Costituzione, che permette all’esecutivo di rendere legge una proposta bypassando il voto del parlamento, a meno che questo non approvi una mozione di sfiducia.

Una vittoria tutt’altro che scontata per il primo ministro Sébastien Lecornu, che riesce nell’impresa su cui avevano invece capitolato i predecessori Michel Barnier e François Bayrou: portare a casa i voti del Partito Socialista.

Esce vittorioso anche Olivier Faure, patron dei socialisti, che riesce a ricompattare un partito diviso convincendo l’ala più a sinistra a cedere al compromesso: voto favorevole in cambio della sospensione della riforma delle pensioni. Astenuti gli ecologisti, contrari i comunisti e i deputati de La France insoumise di Jean-Luc Mélenchon, immagine di una sinistra sempre più frammentata.

Dall’altro lato dell’emiciclo, se il Rassemblement national di Marine Le Pen resta compatto, senza sorprese, sul no, i Républicains mostrano fratture: soltanto tre deputati hanno seguito le direttive del presidente Bruno Retailleau, che chiedeva di votare contro, mentre 18 hanno appoggiato il testo e 28 si sono astenuti.

Segnali di rottura anche all’interno del centro macronista: la maggior parte dei deputati del partito Horizon si è astenuta, seguendo le indicazioni del leader ed ex primo ministro Édouard Philippe che, in vista della candidatura alle presidenziali del 2027, sta cercando di ingraziarsi l’elettorato di centrodestra mostrandosi sempre più critico nei confronti del presidente.

Anche per questo, il voto segna paradossalmente una sconfitta, l’ennesima, per Emmanuel Macron. Il presidente ha certo scampato, almeno per qualche settimana, il pericolo di una nuova crisi di governo, ma il prezzo pagato è altissimo: da una parte, la rinuncia, almeno temporanea, alla riforma delle pensioni su cui aveva investito un capitale politico enorme; dall’altra, lo sgretolamento della propria coalizione.

Il tutto scavando ulteriormente il fossato che ormai separa lui e il governo dall’opinione pubblica: secondo i sondaggi, sette francesi su dieci giudicano il bilancio ingiusto e inefficace.

Ora la sfida per il governo Lecornu è doppia: portare a casa l’approvazione definitiva del testo, superando la bocciatura del Senato, e replicare l’impresa con la legge di bilancio generale, sulla quale trovare un compromesso sarà ancora più difficile.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato

Icona Newsletter

@News in 5 minuti

A sera il riassunto della giornata: i fatti principali, le novità per restare aggiornati.

Suggeriti per te

Caricamento...
Caricamento...
Caricamento...