Salvini assolto, le tre conseguenze politiche della sentenza

Il Governo e il centrodestra festeggiano l’assoluzione di Matteo Salvini dalle accuse di sequestro di persona e di rifiuto di atti d’ufficio per la vicenda Open Arms. «Il fatto non sussiste» ha sentenziato il tribunale di Palermo dopo una lunga camera di consiglio. La linea dell’accusa è stata così annullata («Un processo che non doveva nemmeno cominciare» secondo il Guardasigilli Nordio) e premiata invece quella dell’imputato e dell’intero schieramento politico di cui fa parte: «Difendere i confini non è mai un crimine» per usare le parole della presidente del Consiglio a commento della decisione dei giudici, con l’aggiunta: «Andiamo avanti insieme».
Le conseguenze politiche di questa assoluzione sono tre. La prima naturalmente riguarda l’interessato, l’ex imputato, che ora può legittimamente cantare vittoria, affermare che «andrà avanti ancora più determinato», e probabilmente guadagnare consensi dalla conclusione della vicenda giudiziaria. Per la Lega, che arriva a questo appuntamento da una lunga crisi elettorale, è un’autentica boccata d’ossigeno. Per la leadership salviniana, anche: chi mirava a indebolirla dovrà rinfoderare la spada. Nella maggioranza il capo del Carroccio si rafforza e probabilmente per un po’ si allenteranno le tensioni. Dall’estero il fronte cui Salvini si richiama, a cominciare dall’Ungheria di Orban, applaude.
Seconda conseguenza. Ora il governo si sente più forte e legittimato nel portare avanti la sua politica contro l’immigrazione illegale. Lo dice chiaramente il ministro dell’Interno Piantedosi che era capo di gabinetto di Salvini al Viminale al tempo delle vicende della Open Arms: «Non si può mettere sotto processo la linea politica di un governo». E questo, va da sé, vale anche per i centri migranti in Albania il cui avvio è stato finora bloccato proprio dalle sentenze dei giudici. La sentenza, guardandola con gli occhi di Palazzo Chigi, sta a dimostrare che la politica ha una propria autonomia rispetto all’azione giudiziaria, e il centrodestra è ancora più determinato adesso a farla valere. In qualche modo è una determinazione che influirà sul percorso delle riforme del sistema giustizia.
Terza conseguenza. Alle opposizioni, ieri sera singolarmente taciturne, viene meno un argomento politico di straordinaria efficacia. In ogni sede, compresa quella europea, il centrosinistra avrebbe potuto attaccare un ministro che, condannato per gravi reati come il sequestro di persona, non aveva alcuna intenzione di dimettersi. E inoltre la sinistra avrebbe potuto ricordare in ogni occasione che la politica della destra italiana sui migranti è in contrasto con la legge nazionale e internazionale, rafforzando il proprio appello all’elettorato per fermare questa tendenza politica che accomuna Salvini e Meloni agli ungheresi di Orban e ai polacchi del PiS. Tre conseguenze assai importanti per scrutare il futuro di questa legislatura.
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