I nodi della ripresa come opportunità

Tracciare scenari economici è complicato ma si possono fare alcune considerazioni sulla base degli indicatori locali e del modello industriale della provincia di Brescia
Una macchina utensile industriale (foto generica)
Una macchina utensile industriale (foto generica)
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Come recita un famoso ritornello di una canzone «l’estate sta finendo» e «il solito rituale» ci porta a pronosticare quello che potrà succedere nel nostro sistema economico nei prossimi mesi.

Le previsioni appaiono difficili da definire in quanto le variabili in campo non offrono spesso la possibilità di definirle affiancandole a qualche stima che possa portare ad ipotizzarne l’evoluzione. Questo vale, sia a livello generale sia con riferimento alle economie dei singoli territori locali. Per le nostre previsioni dobbiamo avere cura di sottolineare come gli indicatori sui quali possiamo riflettere possono essere rapidamente messi in discussione dall’evolversi di un conflitto in atto, da eventi politici imprevisti o dal radicalizzarsi di alcune decisioni in una delle aree economicamente importanti.

Allo stesso tempo, poi, l’instabilità delle strutture economiche e sociali nelle quali si opera renderà meno semplice attuare politiche consolidate.

In Italia

Sul fronte nazionale le cose sono rese più complicate in quanto il Governo, a breve, dovrà farsi carico di una manovra molto impegnativa e, soprattutto, dovrà individuare priorità di spesa (e di tagli) andando oltre alle ottimistiche parole di queste ultime settimane. Proprio partendo dalle parole della politica possiamo provare a delineare uno scenario più locale delineando qualche ipotesi per i prossimi mesi nella nostra provincia in particolare sul fronte industriale.

Nel Bresciano

Gli indicatori locali e il modello industriale della nostra provincia hanno storicamente dimostrato di interpretare al meglio la metafora utilizzata dal ministro Giorgetti al meeting di Rimini laddove ha enfatizzato la necessità che più che spinta dello Stato si possa verificare la capacità di tirare l’economia da parte delle imprese. I settori della metallurgia, della meccanica e della produzione di macchinari dopo un faticoso recupero post Covid prevedono un rallentamento anche se la capacità di «tirare» da parte delle imprese bresciane può essere supportata dagli investimenti in tecnologie avanzate e automazione che potrebbero ridurre gli effetti negativi previsti a livello globale.

Allo stesso tempo l’attenzione che l’economia bresciana ha dedicato ai temi della sostenibilità e dell’economia circolare potranno, a loro volta, generare ulteriori elementi di resilienza potenziando anche nuove opportunità di sviluppo in settori contigui a quelli tradizionali. Anche la volontà di sviluppare un ecosistema in grado di sostenere l’innovazione collegando imprese, università e associazionismo potrà offrire spunti perché l’approccio imprenditoriale locale possa fare fronte alla fase di incertezza che sembra dovere caratterizzare i prossimi mesi.

Il ruolo dello Stato

Non basta però che l’impresa «tiri» perché il carro non deve essere zavorrato e le ruote bloccate da troppi bastoni. Serve uno Stato in grado di «fare la sua parte» ad esempio evitando di limitare la volontà sul fronte della digitalizzazione con decreti illeggibili o, peggio, contraddittori come quello appena emanato sull’economia 5.0.

Allo stesso tempo servirebbe uno Stato in grado di impegnarsi più nel definire Piani in grado (Pnrr o meno) di affrontare le ataviche deficienze strutturali piuttosto che combattere in Ue per potere rivedere tempi e modi di realizzazione dei piani (da questo punto di vista più che evocare piani sovietici il ministro dovrebbe impegnare il suo dicastero nel realizzare Piani comprendendo che solo agendo con una visione di medio/lungo periodo – ancora una volta Pnrr o meno – si potranno finalmente superare le criticità strutturali che zavorrano la capacità di «tirare» da parte delle imprese).

Lo stesso vale per tutto il fronte fiscale, dove più che sgravi sarebbe importante che lo Stato si impegnasse seriamente nel recuperare un elemento di riduzione delle capacità competitive delle nostre imprese legato alla perenne evasione fiscale ponendo anche le basi affinché molte più risorse siano destinate a rendere più agevole il percorso del carro tirato dalle imprese sia a livello dei servizi – dalla scuola al welfare – sia per appianare le strade delle imprese. Difficile tirare per un imprenditore se ogni nuova idea, ogni nuova impresa, ogni nuovo investimento rischia di impantanarsi tra burocrazie e veti incrociati.

Un esempio

Per chiudere con un esempio che potrebbe realizzare quanto evocato da Giorgetti possiamo fare riferimento al progetto della «cittadella dell’innovazione» dove un approccio sinergico di «spinta e tiro» potrebbe essere messo in campo rapidamente. Da una parte, ad esempio, gli imprenditori potrebbero, finalmente, farsi carico di quegli investimenti finanziari che, insieme a quelli infrastrutturali promessi dagli enti locali (in primis il comune di Brescia) potrebbero trasformare un bel progetto sulla carta in un investimento di grande respiro per il territorio. Allo stesso tempo lo Stato potrebbe, a titolo di esempio, utilizzare le stesse normative che da anni aiutano le start up a crescere generando innovazione diffusa, adottando politiche fiscali premianti per chi investisse nel progetto siano questi persone giuridiche o fisiche.

Lo Stato e la Regione potrebbero poi adottare percorsi innovativi (tanto reclamizzati per alcune opere di ricostruzione e così poco utilizzati per dare respiro ai progetti Pnrr) in grado di sveltire (con tutte le garanzie del caso) la realizzazione del progetto e di tutte le attività connesse.

Come spesso accade una situazione difficile può generare grandi opportunità a condizione che gli attori in campo siano in grado di passare dalle parole, più o meno accattivanti, ai fatti, spazio, competenze e cultura per farlo da queste parti non mancherebbero.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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