Orban vs Tusk: la battaglia per il futuro dell'Ue e la politica estera

Ulteriore provocazione di Viktor Orban all’Ue. Si è prima affrettato a salutare la vittoria «schiacciante» di Sogno georgiano, poi ha raggiunto Tbilisi per congratulare il premier Irakli Kobakhidze per l’affermazione alle elezioni parlamentari della forza politica filorussa. Una visita senza alcun mandato, definita giustamente da Bruxelles come bilaterale, in ciò per nulla diversa da quelle a Putin e Xi Jinping all’inizio del semestre ungherese.
Orban sta usando la presidenza rotatoria in funzione pro-Putin, di fatto sospendendo, quindi rimandando alla prossima presidenza, ogni decisione sul tema delle sanzioni verso la Russia. A gennaio il testimone passerà nelle mani del governo polacco, guidato da Donald Tusk, europeista convinto e forte sostenitore dell’Ucraina. Del programma polacco, non è ancora noto, due cose possono essere predette con buon margine di certezza.
Primo, un ruolo istituzionale, ma con una certa visibilità di Tusk. Istituzionale per il rispetto alle norme del trattato Ue, in virtù del quale il premier in questione ha una funzione di rappresentanza, mentre tocca ai suoi ministri presentare e commentare le scelte politiche dell’Ue. Certamente Tusk, anche a fini interni, si farà notare più di quanto faccia usualmente, ma il suo è uno stile (orientamenti a parte) ben diverso da quello di Orban.
Official visit to #Georgia. One thing is clear about this weekend’s elections: the people of Georgia voted for peace and prosperity in free and democratic elections. We are here to support Georgia’s European integration efforts and to strengthen 🇭🇺🇬🇪 relations.
— Orbán Viktor (@PM_ViktorOrban) October 29, 2024
Thank you for… pic.twitter.com/JuaW7yZN8A
In secondo luogo, della presidenza polacca si può predire una marcata enfasi su sanzioni e immigrazione. Il ministro polacco dell’ambiente Krzysztof Bolesta ha denunciato le troppe falle nell’embargo sulle esportazioni russe di petrolio. Una flottiglia ombra di navi in precarie condizioni precorre indisturbata le rotte tra porti russi e indiani, anche attraverso i canali di Suez e Panama; una sfida alle sanzioni occidentali, ma pure un pericolo per l’ambiente.
Ma vi è pure il problema del petrolio e gas russo importato illegalmente e direttamente nell’Ue. Cosa denunciata dalla Polonia, ma anche da Francia, Cechia e dai tre Paesi baltici. Vi è, quindi, necessità di nuove misure per un miglior contrasto a questi commerci di petrolio e gas da parte di Mosca. Non è solo questione di presidenza semestrale, le proposte sono formulate dalla Commissione. Quella uscente non ne ha avanzate, preferendo passare la patata bollente alla nuova.
Promised & delivered ✔️
— Charles Michel (@CharlesMichel) October 24, 2024
The 50 billion agreed in G7 will be delivered and will help support Ukraine in its fight for freedom against Russian aggression and for its reconstruction.
The EU is the key to delivering on this commitment. Russian assets will remain immobilised until… https://t.co/J7myIX45jz
Nel prossimo mese di novembre, con le audizioni dei commissari designati da parte del Parlamento europeo, si concluderà l’iter formativo della von der Leyen II, il cui insediamento è previsto con il primo dicembre. Dal gennaio 2025 prenderà, quindi, forma la rinnovata politica dell’Ue verso la Russia, con Commissione e presidenza polacca a farsene carico in primis. Putin ha approfittato dello stallo dovuto alla presidenza ungherese e al rinnovo delle istituzioni europee per aggirare le sanzioni, i rimedi sono urgenti.
Sul tema immigrazione Tusk, nello scorso Consiglio europeo (17 ottobre), ha ottenuto il consenso per vietare l’asilo a chi proviene da Russia o Bielorussia. Anche se i 26.000 tentativi di attraversare illegalmente il confine dalla Bielorussia non sono un gran numero per un Paese con una popolazione di 37 milioni, si tratta comunque di un flusso artificiale creato dal duo Putin-Lukashenko per attaccare la Polonia e l’Ue. L’impegno di Tusk sulla questione ha una valenza interna. Tra meno di un anno vi saranno le elezioni presidenziali e l’imperativo di Donald è farvi eleggere un proprio rappresentante, scalzando quello del sovranista e euroscettico PiS (Legge e Giustizia), il partito dell’attuale presidente Andrzej Duda.
The EU has imposed massive and unprecedented sanctions against Russia in response to the full-scale invasion of Ukraine.
— EU Council (@EUCouncil) October 17, 2024
These measures aim to weaken Russia's economic base, depriving it of critical technologies and markets and significantly curtailing its ability to wage war 👇
Si profila, dunque, una più rigida politica Ue rispetto alla Russia nel 2025, nonostante Orban. Difficile per lui parlare di missione compiuta. Anche perché, volato a Tbilisi per gustarsi la vittoria dei pro-russi, ha dovuto trangugiare le parole pro-Europa del premier Kobakhidze: «Sarà fatto tutto per garantire che la Georgia sia pienamente integrata nell’Unione europea entro il 2030».
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