«Oggi sono i lavoratori che fanno il colloquio all’impresa»

Non usa mezzi termini per descrivere gli scenari del mercato del lavoro in Italia Ivana Pais, docente di Sociologia economica alla facoltà di Economia dell’Università Cattolica di Milano
Come si evolve la ricerca del lavoro
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«È cambiato il mondo ma noi continuiamo ancora a ragionare con schemi e valori novecenteschi». Non usa mezzi termini per descrivere gli scenari del mercato del lavoro in Italia Ivana Pais, docente di Sociologia economica alla facoltà di Economia dell’Università Cattolica di Milano. «Il mercato del lavoro si è ribaltato: oggi sono quasi i lavoratori che fanno il colloquio all’impresa. “Le farò sapere” ormai lo dicono i candidati».

Anche la fiera «Domani Lavoro» conferma questa inversione di tendenza?

«Assolutamente sì. Fino ad alcuni anni fa le fiere erano esclusivamente rivolte ai disoccupati, ora è il contrario: sono le aziende ad aprirsi per cercare nuovi lavoratori».

Che momento storico vive il mercato del lavoro?

«Anni fa l’attenzione era tutta sulla quantità, quando si parlava di mercato del lavoro si guardava al numero di persone che lavoravano e di quelle che non lavoravano, ma stiamo ragionando con schemi completamente superati. Bisogna cambiare prospettiva e pensare alla qualità del lavoro e ai profili di competenza più che alla quantità».

Ivana Pais - © www.giornaledibrescia.it
Ivana Pais - © www.giornaledibrescia.it

In che modo?

«Ad esempio indagando la composizione: a Brescia esiste un problema serio che riguarda l’occupazione femminile. Ci sono miglioramenti ma i dati sono ancora molto bassi. C’è in generale uno schiacciamento verso il basso attraverso il quale non vengono adeguatamente riconosciuti i profili più qualificati. C’è bisogno di lavorare in questa direzione per migliorare la qualità del lavoro e benessere della persona».

Nel libro di recente uscita «Brescia DNA futuro» vengono analizzate le trasformazioni, genetiche e strutturali, che sta attraversando il sistema economico bresciano. Cosa emerge?

«A partire dagli scenari demografici si notano implicazioni anche al mondo del lavoro. Le proiezioni dei prossimi anni, ad esempio, offrono un’indicazione di forte calo della forza lavoro».

Lo scollamento tra i giovani e il lavoro in fondo c’è sempre stato, anche per motivi generazionali.

«Ma oggi è più forte, perché è cambiato l’approccio culturale al mondo del lavoro. L’individualizzazione è molto forte, quindi da una parte i giovani positivamente investono sul percorso di crescita personale e dall’altra laddove nel lavoro non si riesce a realizzare la propria crescita si cerca di ridurre il più possibile l’investimento e il tempo per avere possibilità di crescere come persona e dove riesco ad ottenere un riconoscimento».

È la famosa ricerca del work-life balance.

Esatto, ma c’è anche un mancato riconoscimento del lavoro in quanto tale a livello salariale. Ci sono lavoratori che chiedono di avere riduzioni di orario perché la differenza nel salario non è così rilevante.

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