Meloni supera la prova di affidabilità

Il 22 ottobre 2022, sull’onda della vittoria elettorale del suo partito e della coalizione che lei capeggia, Giorgia Meloni ha inaugurato l’attività del suo governo, il primo nella storia della Repubblica, guidato da una donna e da una donna di quella destra che fino a metà degli anni ’90 era estromessa dall’«arco costituzionale», come si diceva allora, e da qualunque maggioranza (se su eccettua quella che sorreggeva il governo Tambroni, finito male e in fretta). Dunque un doppio record per questa giovane ma anche sperimentata romana venuta su dalla gavetta politica come si usava un tempo. Dopo due anni, è tempo di bilanci. Se ne faranno tanti, nei prossimi giorni.
Vale la pena qui di avanzare qualche linea di riflessione. La politica estera, innanzitutto. Accolta con diffidenza dalle cancellerie europee, Commissione compresa («vigileremo» dissero in parecchi) Giorgia Meloni ha saputo accreditarsi lungo due linee non scontate: l’atlantismo e l’europeismo senza ambiguità.
Prova del fuoco di questa conferma della nostra tradizionale politica internazionale è stato l’appoggio all’Ucraina aggredita dalla Russia di Putin con il sostegno, anche armato, alla sua resistenza. Il rapporto personale con Biden e con Ursula von der Leyen si è sviluppato in questi due anni anche nei tornanti più difficoltosi compresa la difficile composizione della nuova Commissione in cui Meloni è riuscita ad avere un ruolo nonostante i veti franco-tedeschi e ad ottenere una vicepresidenza esecutiva per un suo ministro, Raffaele Fitto.
La Commissione europea ha erogato oggi all’Italia la sesta rata del PNRR, pari a 8,7 miliardi di euro.
— Giorgia Meloni (@GiorgiaMeloni) December 23, 2024
Un risultato positivo che permetterà all’Italia di investire in molti settori strategici intensificando la produzione in attività in cui questo Esecutivo ha creduto fin dal suo… pic.twitter.com/2G0T7jQhRd
Il declino di leader come Scholz e Macron ha fatto autorevolmente scrivere che a questo punto Giorgia Meloni è in Europa il punto di riferimento più stabile e sicuro. Bella soddisfazione che però adesso deve confrontarsi con il secondo avvento di Trump imprimendo una non impossibile torsione post-Biden che punta ad un rapporto privilegiato con la nuova Amministrazione Usa che potrebbe però comportare delle contraddizioni con la solidarietà europea.
Gli impegni presi
Ma proprio con l’Europa (e con i mercati) il governo Meloni ha dato finora prova di una affidabilità che non tutti erano disposti a riconoscerle. Anche la manovra di bilancio appena approvata è inchiodata su un punto: il rispetto degli impegni presi per il controllo dei conti pubblici alla luce del nuovo Patto di Stabilità post Covid e nonostante gli enormi costi dei superbonus varati da altri governi.
È una prova che ha dei prezzi: il mantenimento solo in parte delle promesse elettorali (sostanzialmente la stabilizzazione del taglio del cuneo fiscale) e i sacrifici richiesti su tutti gli altri capitoli tanto da ingaggiare una durissima polemica con l’opposizione sui fondi destinati alla Sanità, al Welfare in generale e agli enti locali. È un fatto che lo spread non si muove dai minimi cui è sceso mentre il governo può rivendicare un aumento dell’occupazione che non si vedeva da parecchio.
Le sfide
Per contro opposizione e parti sociali non vedono un sufficiente impegno per contrastare con l’arretramento della produzione industriale e la crisi di settori chiave come l’automotive. Sempre pensando ai rapporti con l’Europa, la politica migratoria (centri in Albania) aspramente criticata da sinistra e bloccata dalle ordinanze dei giudici, sembra invece ottenere interesse e consensi tra i partner alla ricerca di «formule innovative» per contrastare l’immigrazione illegale. Nel frattempo un tribunale ha definito insussistenti le accuse al vicepremier Salvini proprio per il contrasto ai traffici di esseri umani.
Sono tutte direttrici che contengono altrettante sfide per l’anno che ci aspetta. Comprese quelle delle riforme: l’incerta autonomia regionale differenziata, il premierato, la divisione delle carriere dei magistrati, la cittadinanza: ne riparleremo quasi certamente nei comizi referendari.
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