Magistrati, separazione delle carriere e libertà di espressione

Nel corso di un recente confronto tra avvocati e magistrati, svoltosi presso il Tribunale di Brescia e dedicato alla riforma costituzionale della separazione delle carriere, è stata richiamata con tono critico dai magistrati la recente vicenda di un video realizzato da giovani avvocati della Camera Penale Veneziana. L’episodio, già al centro di un comunicato critico dell’Associazione nazionale magistrati del Veneto, merita una riflessione più ampia.
Secondo l’Anm, il video rappresenterebbe un processo «truccato», simulando una collusione tra pubblico ministero e giudice per danneggiare la difesa, e offrirebbe un’immagine distorta e offensiva dell’amministrazione della giustizia. Di qui l’accusa di aver creato un «falso scenario» che ridicolizzerebbe il ruolo dei magistrati.
La Giunta dell’Unione delle Camere penali italiane (Ucpi) ha risposto a quel comunicato precisando che il video è stato prodotto in occasione di un contest interno, durante un Open Day, con finalità dichiaratamente provocatorie e satiriche. L’intento era quello di evidenziare una criticità strutturale del processo penale italiano: l’appartenenza di chi accusa e di chi giudica alla stessa organizzazione. Non si tratta di una novità nella comunicazione dell’Ucpi, che da tempo utilizza immagini simboliche – come quella dell’arbitro con la maglia di una delle squadre – per sostenere la necessità della separazione delle carriere.
Il dissenso da parte dei magistrati è legittimo, così come deve esserlo il diritto degli avvocati a esprimere critiche, anche in forma satirica. In questo quadro, colpisce tuttavia la reazione dell’Anm, formalizzata in una lettera indirizzata ai vertici dell’avvocatura (Unione delle Camere penali e Consiglio Nazionale Forense), che ipotizza il reato di vilipendio dell’ordine giudiziario e l’uso di «modalità calunniose».
La missiva propone infine di sottoporre la questione al Consiglio Distrettuale di Disciplina, aprendo così la possibilità di un procedimento disciplinare a carico dei giovani autori del video.
L’Unione delle Camere penali ha rivendicato la piena legittimità dell’iniziativa, sottolineando che si trattava di un video ad uso interno e simbolico, e ribadendo che la libertà di manifestazione del pensiero, tutelata dall’articolo 21 della Costituzione, rappresenta un principio essenziale della democrazia. Tale libertà garantisce a tutti, avvocati e magistrati, la possibilità di esprimere opinioni, anche critiche, sul funzionamento della giustizia.
La Giunta dell’Unione ha confermato la propria disponibilità a chiarire la vicenda in ogni sede, riaffermando l’impegno a sostenere il progetto di riforma costituzionale per la separazione delle carriere, respingendo al tempo stesso ogni tentativo di intimidazione.
In un confronto tra visioni diverse del processo penale, dovrebbe prevalere il dialogo e non reazioni che rischiano di sanzionare il dissenso.
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