M5s al bivio: i rischi di una rifondazione pentastellata

Scontro tra Grillo e Conte: gli scenari in caso di scissione o riappacificazione
Pare vicina la rottura tra Grillo e Conte - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
Pare vicina la rottura tra Grillo e Conte - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
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I pentastellati affrontano la prova più difficile della loro esistenza. Ormai il Movimento si avvia quasi a diventare maggiorenne, perché – nonostante alcune forme associative precedenti, i Meetup – si può dire che la nascita politica (non come partito, che è successiva) ha avuto luogo il 14 giugno 2007, a Bologna, in occasione del «V-Day».

Di fatto, quelli che una volta chiamavamo «grillini» hanno avuto tre fasi: 1) la preparazione all’approdo in Parlamento e l’ingresso alle Camere nel 2013; 2) l’arrivo al governo nel 2018 e la partecipazione a tutte le maggioranze nella scorsa legislatura, ottenendo anche in due casi la presidenza del Consiglio; 3) la sconfitta alle politiche e alle europee e, allo stesso tempo, l’affermazione di Giuseppe Conte come vero leader «traina-voti» e trascinatore del soggetto politico pentastellato.

Oggi si confrontano il fondatore (Grillo), fautore della difesa del nome, del simbolo e della regola dei due mandati (nel 2007, al V-Day fu presentata una proposta di legge per impedire ai parlamentari di tutti i partiti di fare più di due legislature) e, dall’altra parte, il nuovo capo del partito (Conte), che vuole – con la consultazione degli iscritti e un «processo costituente» – rifondare tutto e, di fatto, dar vita ad un soggetto politico ben diverso da quello di un tempo.

Il problema è che queste due concezioni – una, «dura e pura» ma soprattutto più incline a non mescolarsi con gli altri partiti; l’altra, di sinistra, «personalizzata» sulla figura di Conte, orientata a partecipare al «campo largo» col Pd, sebbene mantenendo un suo spazio politico e una sua autonomia – sono destinate non solo a scontrarsi, ma probabilmente a causare una scissione.

Giuseppe Conte sfida Beppe Grillo: la Costituente mette tutti in gioco - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
Giuseppe Conte sfida Beppe Grillo: la Costituente mette tutti in gioco - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it

Un soggetto politico del 10% scarso può ritrovarsi con una maggioranza contiana del 6-7% e una minoranza grillina del 3% (una più o meno integrata in alleanze di centrosinistra, l’altra fuori per sua scelta). Lo scontro farà chiarezza, ma rischia di lasciare a Conte un partito personale non più forte di Verdi e Sinistra: una specie di «rifondazione pentastellata» con un nome diverso e senza il vincolo dei due mandati, quindi con una classe dirigente che avrà il tempo per formarsi ma soprattutto per stringersi come una legione romana intorno all’ex presidente del Consiglio.

Con Grillo dovrebbe restare forse la Raggi, forse arrivare Di Battista, ma nulla si può dire prima che lo scontro fra le due anime e fra i due leader del M5s abbia prodotto un esito chiaro e irreversibile. In altri tempi (2021) ci furono contrasti molto aspri fra Grillo e Conte, poi appianati dalla necessità di non sfasciare quello che era allora il maggior partito del Paese e di non perdere un personaggio gradito da una certa fascia di elettori come l’ex premier.

Oggi il M5s è ancora il terzo partito del Paese, incalzato da Forza Italia e dalla Lega: se subisse una scissione, potrebbe finire al sesto posto dietro anche Avs. Per questo, si vedrà se dallo scontro attuale si passerà ad una nuova riappacificazione in extremis o – come invece sembra adesso – si andrà alla rottura definitiva fra Grillo e Conte.

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