La Lega, Salvini e il banco di prova delle regionali

Il Carroccio deve cercare di recuperare il più possibile in fretta. C’è una tendenza negativa che, se proseguisse, potrebbe diventare motivo di preoccupazione per i vertici del partito
Le prossime elezioni regionali saranno un banco di prova per la Lega e Matteo Salvini - Foto Ansa/Pasquale Bove © www.giornaledibrescia.it
Le prossime elezioni regionali saranno un banco di prova per la Lega e Matteo Salvini - Foto Ansa/Pasquale Bove © www.giornaledibrescia.it
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Le prossime elezioni regionali in Liguria, Emilia-Romagna e Umbria saranno un ulteriore test per verificare lo stato di salute della Lega.

Se sul totale dei voti scrutinati per le europee il partito di Salvini ha ottenuto l’8,97% (+0,18% rispetto alle politiche) è però vero che nella culla del partito – il Nord – la percentuale leghista si è ridotta dall’11,6% delle politiche 2022 all’11,2% delle europee (con 300mila voti in meno, peraltro); un dato molto lontano dal 25,6% che bastò, nel 2018, per fare del Carroccio il primo partito del Settentrione (col M5s secondo a quota 24,3%) e ancor più lontano dallo strabiliante 40,8% delle europee 2019.

Il dato attuale è avvicinabile a quello delle europee 2014 (allora 11% ma circa 200mila voti in più) e un pochino anche a quello delle politiche 2013 (36mila voti in più ma solo 8,3% complessivo). Allora, però, la Lega era il partito del Nord. Ora è un partito nazionale di destra prevalentemente insediato nelle regioni settentrionali, ma che ha il 37,8% dei voti nel Centro-sud, contro il 34,8% delle scorse politiche e il 29,9% del 2018 (unica eccezione il 40% circa del 2019, quando sfondò anche nel Mezzogiorno).

Il problema è che la tenuta leghista nelle regioni d’insediamento tradizionale tende ad erodersi, sia pure lievemente e in un’elezione – come le scorse europee – che ha portato un incremento percentuale nazionale ma non «nordista». Per questo le prossime consultazioni regionali sono una prova importante per Salvini.

Nell’unica regione non del Nord dove si vota (l’Umbria) la presidentessa uscente è però proprio una leghista, eletta il 27 ottobre 2019 col 57,55% dei voti (Lega: 36,95%); si veniva dal 20,2% ottenuto alle politiche 2018 ma soprattutto dal 38,2% delle europee ’19. Recentemente, però, il Carroccio è sceso al 7,7% alle politiche e al 6,8% alle europee, facendosi scavalcare da Forza Italia (8,4%; nel 2022 gli azzurri avevano in Umbria lo 0,9% in meno dei leghisti).

Matteo Salvini con la premier Giorgia Meloni - Foto Ansa/Fabio Frustaci © www.giornaledibrescia.it
Matteo Salvini con la premier Giorgia Meloni - Foto Ansa/Fabio Frustaci © www.giornaledibrescia.it

Può darsi che la ricandidatura di Donatella Tesei porti in dote al partito di Salvini una quantità di voti sufficiente per ambire almeno al 10%. In quanto alle due regioni del Nord al voto, cominciamo dalla Liguria, dove la Lega aveva il 17,1% alle regionali del 20 settembre 2020, «figlio» del 19,9% delle politiche ’18 e del 33,9% delle europee ’19; nel 2022, in occasione del rinnovo delle Camere, il partito di Salvini ha ottenuto il 9,3%, scendendo alle europee all’8,9%. Anche qui, c’è bisogno di riprendere voti e risalire in percentuale.

Scenario non dissimile in Emilia-Romagna, dove Salvini (in occasione delle elezioni del 26 gennaio 2020) giocò il doppio jolly di una candidata leghista (Lucia Borgonzoni) e di una campagna che il leader del partito condusse essendo molto presente sul territorio. Il risultato finale non permise di espugnare la regione «rossa-rosa», ma diede almeno alla Lega un lusinghiero 31,95% dei voti, non lontano dal 33,8% delle europee 2019 (politiche 2018: 19,2%); alle politiche del 2022, però, il partito di Salvini è sceso addirittura al 7,5%, perdendo un altro punto (6,5%) alle europee del 2024.

È vero che gli emiliani-romagnoli non hanno mai dato grandi soddisfazioni elettorali politiche, europee e regionali (tranne che nel triennio 2018-’20) alla Lega, però il partito di Salvini deve cercare di recuperare il più possibile in fretta, perché anche quella è «Padania».

In sintesi, le regionali sono un grande banco di prova per Salvini, perché nelle quattro regioni dove si è votato nella prima parte del 2024 (Abruzzo, Basilicata, Piemonte e Sardegna) la Lega ha ottenuto appena il 7,7% contro l’8,8% delle europee di giugno, il 9,3% delle politiche 2022 e il 28,8% delle regionali precedenti. È una tendenza negativa che, se proseguisse, potrebbe diventare motivo di preoccupazione per i vertici del partito.

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