La forza di Meloni per unire una maggioranza sotto pressione

La dimostrazione di forza che FdI e Meloni hanno offerto alla platea del Circo Massimo durante la festa di Atreju è arrivata a saldare una situazione politica di maggioranza che ha rischiato in più occasioni di uscire dai binari. Non che la presidente del Consiglio abbia mancato di recente di usare il peso della sua leadership per riportare gli alleati a un rapporto meno conflittuale. Ma certo le tensioni si sono sentite, e si sono anche scaricate sul percorso non semplice della manovra di bilancio.
Percorso che si va a concludere nel modo divenuto di prassi: con il voto di fiducia che il governo si accinge a chiedere al Parlamento sull’atto politicamente più rilevante dell’intera annata, quello che definisce l’insieme delle sue politiche ripartendone le risorse. La fiducia sulla finanziaria è una novità della Seconda Repubblica e serve a riportare tutti nei propri stalli, una sorta di campanella di fine ricreazione. E serve anche a tenere in mano il cordone della borsa per avere i conti sotto controllo.
Del resto è questa la principale preoccupazione del ministro del Tesoro e della presidente del Consiglio: con i conti in ordine si affronta ogni trattativa con la Commissione e con i partner e nello stesso tempo si tengono calmi i mercati che devono comprare i nostri titoli. Lo spread è basso, questo vuol dire che la disciplina finanziaria è efficace.
I dati Istat diffusi oggi e relativi al terzo trimestre 2024 confermano il buon andamento del mercato del lavoro. Cresce ancora il tasso di occupazione, che sale al 62,4%, e prosegue la riduzione del tasso di disoccupazione, che si attesta al 6,1%, con una diminuzione di 0,6%… pic.twitter.com/xRTRwrVHPO
— Giorgia Meloni (@GiorgiaMeloni) December 12, 2024
Tuttavia questo obiettivo non si raggiunge gratis: c’è un prezzo da pagare in termini politici ed elettorali. In questi tempi di crescita modesta e di economia che rallenta, le promesse elettorali possono essere mantenute solo in piccola parte, ciò fa soffrire i partiti che stentano a mettere le bandierine che possono garantire il sostegno di interi segmenti sociali, e questo crea divisioni, polemiche, contrapposizioni. La lotta tra alleati per lo spazio elettorale si gioca anche su questo terreno, non è soltanto e semplicemente una gara di personalismi.
Tutto ciò impone alla leader della coalizione di tenere corte le briglie se vuole che il carro non deragli. È esattamente quello che abbiamo visto andare in scena ad Atreju: il discorso di Giorgia Meloni, al netto degli attacchi agli esponenti delle opposizioni, è stata una forte riaffermazione di leadership sulla maggioranza.
Tanto più necessaria questa richiesta di compattezza di fronte alle sfide dei prossimi mesi: la magistratura è in agitazione, si prospettano referendum su autonomia differenziata e cittadinanza che possono rappresentare un’ottima chance per la sinistra, la situazione geopolitica è difficilissima e bisogna stabilizzare i rapporti con la nuova amministrazione americana.
Senza contare le sfide contenute da una fase della vita europea in cui ci sono molte cose che vanno riviste radicalmente come va predicando da tempo Mario Draghi. Ora che anche Scholz in Germania è un’anatra zoppa peggio di Macron, e che dunque il vecchio motore franco-tedesco è imballato, a Giorgia Meloni toccherà un di più di iniziativa politica, una grande sfida per lei ma anche una ricca opportunità.
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