Opinioni

Il cammino verso la nuova Italia

Dalla Liberazione alla Costituzione (via Costituente)
La prima seduta dell'Assemblea costituente
La prima seduta dell'Assemblea costituente
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La Liberazione è il primo passo importante verso la costruzione di una nuova Italia. Già nel giugno 1944, col decreto luogotenenziale 151 (una sorta di «testo costituzionale provvisorio», come fu chiamato) nei territori già liberi dai nazifascisti si disponeva che alla fine della guerra il popolo italiano avrebbe eletto a scrutinio libero e segreto un’Assemblea costituente per superare il quasi centenario Statuto albertino che – anche data la sua natura flessibile – non aveva potuto impedire lo stravolgimento istituzionale operato da Mussolini nel ventennio del regime.

Per passare dal passato alla rinascita morale, democratica, giuridica e materiale dello Stato italiano dovevano aversi tre condizioni indispensabili: la libertà (raggiunta il 25 aprile 1945), la democrazia (che troverà la prima espressione nel referendum istituzionale monarchia-repubblica e la contestuale elezione della Costituente, il 2 giugno 1946), la nuova Costituzione (promulgata il 27 dicembre 1947, cinque giorni dopo l’approvazione ed entrata in vigore il primo gennaio 1948). C’è dunque uno strettissimo legame fra la Liberazione, la Costituente e la Costituzione.

Già prima che il Nord si liberasse dei nazisti e dei fascisti repubblichini, come si è detto, nel «Regno del Sud» si discuteva e si decideva già in merito alla Costituente, col decreto 151-1944 per preparare la quale saranno approvate nell’aprile 1945 le norme che porteranno a luglio alla nascita della Consulta nazionale (formata per metà circa da rappresentanti designati dai partiti antifascisti, per un quarto da ex parlamentari, ministri e sottosegretari del prefascismo e per un altro quarto circa da rappresentanti di categorie e organizzazioni sindacali, culturali e di reduci).

La Consulta e il ministero per la Costituente svolgeranno un importantissimo lavoro di studio e di preparazione al voto del 2 giugno 1946 e ai poteri della Costituente. L’Assemblea, che sarà eletta a suffragio universale col voto anche delle donne (per la prima volta, fatta eccezione per il parziale turno amministrativo d’inizio ’46) impiegherà circa un anno e mezzo per comporre il complesso mosaico dei 139 articoli e delle disposizioni transitorie e finali che la compongono. Diversamente rispetto a quanto deciso in un primo momento, la forma di Stato è rimessa al referendum istituzionale e non alla Costituente, proprio perché il nuovo corso deve nascere nel rispetto delle forme democratiche di partecipazione popolare.

Nell’immagine d’archivio, donne al seggio elettorale il 2 giugno 1946
Nell’immagine d’archivio, donne al seggio elettorale il 2 giugno 1946

Nel processo di costruzione della Repubblica, la Costituente prevede l’istituzione di una Commissione di 75 deputati, presieduta dal demolaburista Meuccio Ruini, incaricata di predisporre un testo da presentare all’Aula entro sei mesi. La Commissione dei 75 si divide in tre sottocommissioni (diritti e doveri dei cittadini; organizzazione costituzionale dello Stato; diritti e doveri economici e sociali) e rispetta i tempi: il 31 gennaio 1947 il progetto di Costituzione arriva in Aula. Sarà discusso per tutto l’anno, minuziosamente. Sarà curata anche la forma, in modo da rendere comprensibile a tutti il testo della Carta fondamentale.

Il dibattito in Commissione, nelle sottocommissioni e in Assemblea è insieme dottrinale, politico, culturale: si tratta del miglior modo per fondare il nuovo Stato e per rendere onore – con i principi, i pesi e i contrappesi che fanno della nostra Costituzione un testo ancora valido e spesso fonte d’ispirazione all’estero, per analoghe esperienze – a quanti hanno dato la vita (o sono finiti in prigione o in campo di concentramento, o al confino) per la libertà del Paese, sia durante il fascismo, sia nella Resistenza, sia da soldati (angloamericani e italiani) che hanno lottato per liberare l’Italia. Al momento di firmare la Costituzione e di concludere il processo iniziato il 25 aprile del 1945, il presidente della Repubblica Enrico De Nicola si volta verso il presidente del Consiglio Alcide De Gasperi e il presidente della Costituente Umberto Terracini, sussurrando loro: «Possiamo firmare con sicura coscienza». Nasce così la nuova Italia, la nostra Italia.

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