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Germani, la stoppata di Ndour su Robinson è stata il punto esclamativo

È la fotografia di una serata magica in cui ognuno ha portato il suo mattoncino per rendere un sogno solo sussurrato. Emblema della coralità le sole 6 palle perse di squadra
La stoppata di Ndour - Foto New Reporter Checchi © www.giornaledibrescia.it
La stoppata di Ndour - Foto New Reporter Checchi © www.giornaledibrescia.it
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«Penso che un sogno così non ritorni mai più...». Ed era una follia solo pensare di sognare così in grande, fino ad una prima, storica e leggendaria finale scudetto. «Mi dipingevo le mani e la faccia di blu». O meglio, 4.700 bresciani di media per tutta la stagione hanno portato al PalaLeonessa i colori della nostra città e ieri hanno vestito a festa il palazzetto, chiaramente sold out per l’occasione.

«Poi d’improvviso venivo dal vento rapito»: un vento nuovo proveniente dal Sud che ha portato un nuovo ciclo affidato ad un condottiero che non aveva mai timonato da solo. «E incominciavo a volare in un cielo infinito»: una stagione perfetta, senza sbavature, senza intoppi, sempre con il vento in poppa per ritoccare prima il record societario di vittorie in regular season e poi dare vita alla corsa play off più lunga della storia.

«Volare oh, oh»: fino ad una impronosticabile, e per questo ancora più dolce, finale scudetto che la Leonessa d’Italia attendeva da tutta la vita. «Cantare oh, oh», come ha cantato a squarciagola il popolo biancoblù. «Nel blu, dipinto di blu»: il colore che comunque avrà la serie che assegnerà il titolo italiano in cui la Germani attende la vincente tra Bologna e Milano. «Felice di stare lassù», dove nessuno pensava che Brescia potesse arrivare.

«E volavo, volavo felice più in alto del sole più in alto...» di un budget normale e di una rotazione corta. Ed ancora più su giocando una pallacanestro vintage in un mondo di algoritmi, ritmo indemoniato e statistiche avanzate. La gara più fisica delle serie con 57 falli totali si racconta da sola con il clamoroso dato delle 6 palle perse a fronte di 7 recuperate. La stoppata di Ndour su Robinson a 1’48’’ dalla fine è la fotografia di una serata magica in cui ognuno ha portato il suo mattoncino per rendere un sogno solo sussurrato. Allora, «mentre il mondo pian piano spariva lontano laggiù», Brescia vola verso la finale con una musica dolce che suonava soltanto per lei…

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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