Opinioni

Extinction Rebellion, un nuovo ambientalismo più radicale

Il gruppo, insieme a Ultima generazione, differisce dall’associazionismo ecologista più tradizionale, finendo per alienare il favore dell’opinione pubblica
Il presidio di Extinction Rebellion davanti alla ex Breda - Foto Gabriele Strada /Neg © www.giornaledibrescia.it
Il presidio di Extinction Rebellion davanti alla ex Breda - Foto Gabriele Strada /Neg © www.giornaledibrescia.it
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Una cartina di tornasole. I cambiamenti nei «format» delle lotte sociali rappresentano, per un verso, degli indici di misurazione delle strategie degli attori della società civile in esse impegnati e, per l’altro, un riflesso del modificarsi di certi ambiti della mentalità (più o meno) collettiva. Le denunce delle attiviste di Extinction Rebellion, dopo le proteste a Brescia insieme a Palestina libera e Ultima generazione, sono ora al vaglio della magistratura, e se verranno dimostrate, dovrebbero richiedere dei provvedimenti estremamente severi nei confronti di abusi di potere intollerabili e inaccettabili. Ma acclararlo è, appunto, il compito dei pm – la cui indipendenza dal potere politico, va ribadito per l’ennesima volta, costituisce una garanzia fondamentale per i cittadini e un pilastro della Stato di diritto.

Può essere utile, su un versante differente, analizzare lo «stile di combattimento» e le modalità di azione collettiva di questi due soggetti recenti – Extinction Rebellion e Ultima generazione – che, nell’ultimo biennio, si sono imposti al centro dell’attenzione generale (e sono massicciamente balzati sotto i riflettori), finendo per occupare gran parte dello spazio mediatico dedicato ai movimenti ambientalisti. I due gruppi differiscono significativamente dall’associazionismo ecologista più «tradizionale» che, dagli anni Ottanta, si è trasformato in un protagonista della politica e della società civile, e arrivano – come propaggini italiane di organizzazioni internazionali – in una fase storica nella quale è cresciuta la sensibilità delle giovani generazioni per l’ambiente e la tutela degli ecosistemi (fino al diffondersi di stati psicologici problematici e parossistici come l’«ecoansia») a fronte, per contro, di un considerevole aumento del disinteresse sul tema da parte delle altre fasce anagrafiche della popolazione.

Mentre, in termini generali, si è incrementata la polarizzazione e la radicalizzazione nell’affrontare molte questioni pubbliche, e i due raggruppamenti si inseriscono appunto in un’offerta molto più radicale nei contenuti (peraltro non così numerosi, e molto apodittici) rispetto a quella dell’ecologismo più consueto. Dal quale differiscono anche perché la maggior parte delle associazioni storiche ha fatto, da parecchio tempo, la scelta dell’ambientalismo scientifico, mentre Extinction Rebellion e Ultima generazione operano in una chiave prevalentemente emozionale (e «moraleggiante»), cavalcando toni non di rado «apocalittici». Da taluni punti di vista, il precedente a loro più vicino è quello di Greenpeace, che dell’azione diretta e spettacolare aveva fatto il proprio «marchio di fabbrica». La logica della costruzione di un brand «risoluto» e il posizionamento di mercato appaiono infatti non dissimili, e a giudizio di alcuni esperti, l’ispirazione e la «filiazione» delle une dall’altra si rivelano agevolmente rintracciabili.

Di qui, la centralità della dimensione mediale, che trasforma le azioni dei due gruppi in vere e proprie performance comunicative (e perfino in «gesti estetizzanti»), che finiscono, però, per scaricare molto (troppo…) spesso le loro conseguenze ed esternalità negative su incolpevoli teche di quadri inondate di vernice sintetica (o di minestra) e sui pendolari che devono andare a lavorare costretti a subire i blocchi stradali di questo ecomilitanti. E, tenendo presente che Greenpeace aveva il coraggio da leone di battersi contro gli Stati e i loro apparati militari o economici, in questi casi ci troviamo pure alquanto lontani dal modello originario. Mentre questa microconflittualità improvvisa e urticante nei luoghi della quotidianità finisce per alienare – piuttosto comprensibilmente – proprio il favore di quell’opinione pubblica composta di persone e cittadini comuni che, invece, l’ambientalismo «tradizionale» si era posto quale problema e obiettivo da cercare di conseguire. Ma, evidentemente, i fini prioritari di Extinction Rebellion e Ultima generazione sono giustappunto altri, a partire dal fare parlare di sé…

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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