Due città, due stati, un confine e un’unica Capitale della cultura

Quest'anno Gorizia e Nova Gorica sono, insieme, Capitale Europea della Cultura, la prima transfrontaliera
Il confine tra Italia e Slovenia - © www.giornaledibrescia.it
Il confine tra Italia e Slovenia - © www.giornaledibrescia.it
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«Perfino la tomba di mio nonno fu tagliata in due, così lui aveva la testa in Italia e le gambe in Jugoslavia. Forse il primo caso al mondo in cui un confine passa sopra i morti»: il museo all’ingresso del cimitero di Miren (Merna), paese vicino a Gorizia, oggi in territorio sloveno, riporta le testimonianze di chi ha vissuto quella lacerante pagina di storia, conseguenza del Trattato di pace di Parigi del 1947.

Filo spinato, rete metallica, torrette, sbarre, dal 15 settembre la linea di confine fra Italia e Jugoslavia divise famiglie, amici, edifici e sì, anche il cimitero. Si dovette attendere fino al 1975, quando, il 10 novembre, nella cittadina marchigiana di Osimo il ministro degli Esteri italiano, Mariano Rumor, e quello jugoslavo, Miloš Minic, firmarono il Trattato che definiva i confini. Anche se per l'Italia si trattò di sacrificare la propria integrità territoriale, il percorso successivo è stato di riconciliazione. Il 21 dicembre 2007, giorno in cui la Slovenia è entrata nell'area del Trattato di Schengen, ha comportato la definitiva caduta delle barriere doganali e la rimozione delle recinzioni alla frontiera.

E quest'anno, Gorizia e Nova Gorica sono, insieme, Capitale Europea della Cultura, la prima capitale transfron

taliera. «Go! 2025 - Borderless» (senza confini), mai slogan fu più azzeccato. E quanto è azzeccato il manifesto del fumettista Lorenzo Mattotti che lo illustra. Due danzatori sopra l'Isonzo che, tenendosi per mano, ballano sul confine. E, su quel confine, il 25 luglio, salterà con l'asta Armand Duplantis, svedese, leggenda dei record: rincorsa in Italia, asticella da superare sul confine e atterraggio in Slovenia. Fantastico.

Si tratta di una delle tante iniziative - culturali, sportive, enogastronomiche, naturalistiche, musicali - che connotano quest'anno di celebrazioni. Un anno dove storia, cultura, gastronomia dei due Paesi si compenetrano, praticamente senza soluzione di continuità. Si riavvolge così il nastro e si torna a quando le cifre di questo territorio erano la contaminazione fra le culture slava, germanica e latina, e il multilinguismo.

Simbolica è la piazza della Transalpina, divisa tra i Comuni di Gorizia e Nova Gorica, al posto del muro che separava, ora c'è un mosaico circolare e il confine di Stato è delineato da mattonelle di pietra. A dimostrare la volontà di pace è il sacrario militare di Oslavia, frazione di Gorizia. Inaugurato nel 1938, custodisce le spoglie di 57mila caduti (i goriziani sono circa trentaquattromila, significa che in questo territorio ci sono più morti che vivi), di cui ventimila identificati, tra cui 138 austro-ungarici, gli altri rimangono senza nome.

«È un monumento molto impattante. Entrandoci, senti addosso proprio il peso della guerra, l'inutilità della guerra - racconta Mattei Fiegl, nato qui, e oggi proprietario dell'omologa cantina. Dove oggi ci sono le sue vigne, prima c'erano le trincee della Prima Guerra Mondiale -. La memoria va custodita perché senza, non puoi avere una corretta valutazione del presente e, ancor più del futuro».

A San Floriano del Collio, geograficamente in Italia, ma di area linguistica e culturale slovena, incontriamo l'ex sindaco Adriano oggi di cognome Corsi, ma nato Koršic «Ho dovuto cambiare, altrimenti nel Ventennio non si lavorava». Ci guida a piedi sul confine, oggi praticamente invisibile, ma «fino al '55 non si poteva superare, perché i doganieri sparavano. Poi fu firmato il Trattato di Udine, che permise, grazie a un lasciapassare, gli scambi transfrontalieri di merci, ma anche il ricongiungimento delle famiglie separate». Cuore antico di Gorizia è il castello medievale dove, secondo la leggenda, di notte si palesa il fantasma della terribile Dama Bianca, al secolo contessa Caterina, moglie del conte Enrico IV. Nova Gorica è stata edificata nel dopoguerra, è circoscritta, presso Salcano, dal ponte sul fiume Isonzo.

Un gioiellino è il convento francescano di Kostanjevica, nella cui biblioteca sono custoditi più di 16mila volumi, tra cui 32 preziosi incunaboli. Nella cripta sono sepolti sei discendenti della Casa di Borbone di Francia, tra cui l'ultimo re, Carlo X. Dal sacro al profano. Dal 1991, quando la Slovenia dichiarò l'indipendenza, Nova Gorica è la “Las Vegas d'Europa”, grazie al gruppo Hit, società a maggioranza statale, che gestisce slot machine, tavoli verdi, sale da poker. E che oggi punta anche sulla cucina gourmet dello chef Matjaž Šinigoj.

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