Un rifugio per i governi da 20 anni: cos’è il decreto «Milleproroghe»

Col voto favorevole della Camera, preceduto da quello del Senato, è stato approvato il decreto «Milleproroghe». Questo strumento è una sorta di omnibus nel quale entra tutto ciò che per qualche ragione non si riesce a inserire nella legge di bilancio o in altre leggi. È un contenitore senza un proprio oggetto definito se non quello di raggruppare tutto ciò che la maggioranza vuole far approvare in fretta.
Da vent’anni
Stavolta, fra le norme introdotte figurano: la riapertura della rottamazione quater delle cartelle fiscali; lo stop alle multe per i no-vax; lo stop alla proroga dell’obbligo di assicurazioni contro le calamità e alla sugar tax; più tempo per le scuole non a norma antincendio per mettersi in regola; via libera a magistrati con incarichi ministeriali per tornare alla toga. Il «Milleproroghe», si diceva, posticipa l’entrata in vigore di norme o proroga l’efficacia di norme in scadenza. Questo grande contenitore è talmente utile da essere nato nel 2005 ma è stato riproposto quasi tutti gli anni fino ad oggi: venti anni circa di «zeppe», di provvedimenti di spesa o di mancate entrate fatti rientrare dalla finestra non essendo riusciti ad accedere per il portone principale della legge di bilancio, ma anche provvedimenti che di solito servono ad accontentare le categorie protette dal governo (quelle di riferimento, composte da elettori generalmente orientati verso i partiti di maggioranza).
Cos’è
In sintesi, il «Milleproroghe» è una sorta di «vorrei, ma non posso»: invece di prendersi la responsabilità di varare disegni di legge o decreti ad hoc per inserire alcune norme, si usa questo strumento che è insieme un esempio del disprezzo delle maggioranze di ogni colore per il Parlamento (l’approvazione è rapida) e del carattere di scambio (politico, s’intende) fra i partiti e le categorie socioeconomiche. Anche se tutti o quasi i governi (ce ne sono di centrodestra, di centrosinistra, tecnici, gialloverdi, giallorosa, fino all’ultimo di destra) ricorrono tranquillamente al «Milleproroghe», forse sarebbe opportuno che il Capo dello Stato si esprimesse in materia. Questo, infatti, è un modo di concentrare in un decreto oggetti diversi che dovrebbero essere divisi in più provvedimenti legislativi (alcuni aventi il carattere di necessità e urgenza, con decreto; altri no, quindi da destinare a disegni di legge dall’iter ordinario e tempi più lunghi di approvazione; alcune norme, infine, come si diceva, andrebbero ricomprese nella legge di bilancio).
Cosa dice la Corte costituzionale
La Corte costituzionale si è occupata nel 2012 di questo strumento legislativo riconoscendone la legittimità ma con precisi paletti: il decreto deve perseguire lo scopo di intervenire con urgenza sulla scadenza di termini «il cui decorso sarebbe dannoso per interessi ritenuti rilevanti dal governo e dal Parlamento». Basta leggere l’elenco delle norme per capire che l'invito della Consulta è stato accolto solo in parte. Per questo, è certo che si faranno «Milleproroghe» così anche nel 2026 e oltre.
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