I dazi Usa «fuori legge» e la battaglia dei poteri

Il presidente americano Trump ha abusato nuovamente dei suoi poteri: questa volta non coinvolgendo il Congresso
Il presidente americano Donald Trump - Foto Epa © www.giornaledibrescia.it
Il presidente americano Donald Trump - Foto Epa © www.giornaledibrescia.it
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Il Tribunale Federale competente rispetto alle dispute civili relative al commercio internazionale ha accolto il ricorso promosso da una serie di Stati e da vari gruppi imprenditoriali contro i dazi introdotti da Donald Trump. Una decisione in una certa misura inevitabile, che evidenzia come anche su questa materia Trump abbia abusato dei suoi poteri, non coinvolgendo il Congresso e utilizzando in modo generalizzato prerogative che dovrebbero essere puramente emergenziali (definite nella fattispecie da una legge del 1977, l’International Emergency Economic Powers Act).

L’amministrazione ha fatto immediatamente ricorso a una Corte d’Appello, chiedendo (e ottenendo) al contempo la sospensione del provvedimento e il mantenimento dei dazi attualmente in vigore. Nel mentre, cercherà di individuare strumenti (e giustificazioni) alternativi per continuare la sua politica commerciale. Anche su questo dossier, si apre insomma una contesa legale e costituzionale che continuerà presumibilmente nelle settimane e nei mesi a venire.

Cosa ci dice questa vicenda e qual è la sua rilevanza? Tre sono le considerazioni possibili. La prima è che essa illustra, una volta ancora, come la fondamentale contrapposizione istituzionale oggi in atto negli Usa sia quella tra il potere esecutivo e quello giudiziario. Sono le Corti, a qualsiasi livello e di qualsiasi tipo, che per il momento si frappongono all’aggressiva azione dell’amministrazione, con un Congresso – sia pur competente in materia di regolamentazione del commercio – che rimane ai margini: in parte per scelta, con maggioranze repubblicane alla Camera e al Senato poco inclini a contestare le iniziative di Trump, anche quelle costituzionalmente più problematiche; e in parte perché forzato da un Presidente che deliberatamente sceglie di non coinvolgerlo per affermare i poteri ampi se non assoluti dell’esecutivo.

Corti che però non agiscono, né possono agire, da sole, ma sollecitate da attori terzi, siano essi associazioni, gruppi privati o altri attori istituzionali come appunto gli Stati (co-protagonisti, in questo specifico caso, del ricorso accolto sui dazi). Il federalismo e la società civile diventano, in altre parole, a loro volta attori fondamentali di una resistenza nella quale i tribunali – ovvero la legge e la costituzione – costituiscono mezzi essenziali. Strettamente legato a questo è il secondo aspetto da menzionare: le modalità di governo, sistematicamente emergenziali, della seconda amministrazione Trump.

Che persegue politiche radicali – dal commercio all’immigrazione, all’istruzione – cercando la propria fonte di autorità (e di presunta legalità) in provvedimenti eccezionali del passato, siano questi la legge del 1977 o – nel caso dell’immigrazione – addirittura una del 1798 (l’Alien Enemies Act, invocato da Trump per giustificare l’espulsione di migranti sostenendo che sia necessaria per respingere l’invasione degli Usa da parte della gang venezuelana «Tren de Aragua»). Sono modalità di governo ovviamente problematiche, perché spesso patentemente incostituzionali e perché alimentano uno scontro istituzionale inevitabile, e nondimeno lacerante, con il potere giudiziario, inclusi tanti giudici conservatori, talora nominati dallo stesso Trump, che non possono però non pronunciarsi di fronte ai suoi frequenti sfregi di legge e costituzione.

Il rischio, terzo e ultimo punto da sottolineare, è che questo scontro istituzionale si avviluppi in un’escalation incontrollabile. La spirale in realtà è già iniziata, con un’amministrazione che di fatto non rispetta le ingiunzioni e le richieste dei tribunali incluso, in almeno un caso, quelle della Corte Suprema. Aprendo così una crisi costituzionale la cui ombra aleggia sopra la Casa Bianca praticamente dal giorno dell’insediamento di Trump.

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