Caso Almasri: il solito pasticcio politico all’italiana

Se non ci fosse di mezzo e alla base una storia di violenze, stupri, uccisioni a sangue freddo, tutte le peggiori nefandezze che caratterizzano la tratta delle persone attraverso la rotta del Sahara, la parola giusta sarebbe Hellzapoppin, per definire la vicenda del «generale» Almasri. Una commedia (o tragedia) degli equivoci, insomma, come sintetizza il titolo privo di senso compiuto di un musical di Broadway di grande successo poi diventato un film americano e una espressione onomatopeica. Una pochade, per parlare francese, o finalmente un guazzabuglio, per restare nella nostra lingua: una parola, ci informa il vocabolario, fonosimbolica, che si definisce da sé.
Vale oggi quello che valeva ieri: non sono ricattabile e non mi faccio intimidire. Avanti a testa alta! pic.twitter.com/Urg0QOis9V
— Giorgia Meloni (@GiorgiaMeloni) January 28, 2025
Una mescolanza confusa in cui tanti, diversi attori entrano ed escono apparentemente senza un copione, generando per ora solamente un grande polverone, buono in fin dei conti solo a riattivare tifoserie e scontro politico. Tanto nella dimensione nazionale che in quelle internazionale.
Tifoserie e conflitti in particolare proprio su quel crinale che in modo inappropriato si può definire politica / magistratura, che peraltro sembra oggi assai meno esplosivo che negli scorsi decenni, come mostrano i commenti al parallelo che molti hanno fatto tra l’avviso di garanzia a Silvio Berlusconi trent’anni fa e la comunicazione all’attuale presidente del Consiglio. Ma solo il fatto che si evochi un precedente così lontano nel tempo, ma ancora così presente alla classe politica e al sistema della comunicazione, mostra come il disordine regni ancora sovrano.
Quindi è colpa del Pd se i giudici hanno deciso che non rispettate le leggi?
— Elly Schlein (@ellyesse) October 18, 2024
Nessuno è al di sopra delle leggi, italiane ed europee. Tantomeno chi governa.
Vergogna, avete violato diritti delle persone e buttato 800 milioni di euro di soldi pubblici, chiedete scusa al Paese.
E come la soluzione al disordine non possa che essere l’equilibrio, che purtroppo ancora non si vede all’orizzonte. Resta paradossalmente ancora una greve questione di legittimazione reciproca. Che in tutta evidenza penalizza il sistema – paese, in un momento di grande debolezza europea e di accentuata competizione internazionale.
La Libia peraltro è uno specchio per l’Italia, che ne è stata cacciata per iniziativa del pregiudicato Sarkozy, all’interno di una iniziativa a trazione anglo-francese, che ha distrutto quel Paese per interessi economici e da allora, con governi di tutti i colori e l’azione della nostra compagnia petrolifera sta faticosamente cercando di tutelare i propri interessi in un contesto di violenza subdola o conclamata e sempre drammatica, di cui Almasri è appunto un paradigma archetipico.
Senza pensare di potere allo stato attuale dirimere la questione, su cui, come si dice in questi casi, farà luce la magistratura, resta la certezza che tutto questo strepito non porti da nessuna parte, non sposti il consenso in un senso o nell’altro. Piuttosto disincentivi ulteriormente l’interesse, la partecipazione, l’attenzione. Che è quanto di peggio per il tono di una democrazia.
Francesco Bonini - Rettore della Libera Università Maria Santissima Assunta - Lumsa, Roma
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