Carlo e Camilla in Italia: soft power della monarchia

È noto che, nei giorni scorsi, re Carlo d’Inghilterra e sua moglie, Camilla, hanno compiuto una visita di stato in Italia (7-10 aprile).
Non si tratta della prima volta per un reale britannico nel nostro Paese: per restare alla sola, popolarissima, regina Elisabetta, viaggi analoghi furono compiuti in Italia nel maggio del 1961, nell’ottobre del 1980, nell’ottobre del 2000 e nell’aprile del 2014.
Si è trattato, allora come oggi, di viaggi dal significato politico importante.
Seppure i poteri dei regnanti britannici siano ben lontani dall’essere assoluti (il Regno Unito è una monarchia costituzionale e il potere è del governo e dei ministri che lo compongono), nondimeno il monarca è figura cruciale nella politica interna del paese, essendo colei o colui che incarica il primo ministro di creare un governo, scioglie il parlamento e firma le leggi promulgate da quest’ultimo.
Dal punto di vista internazionale, il monarca ha il compito di facilitare i rapporti del paese con gli altri stati, attraverso visite reali e incontri ufficiali con personalità politiche estere.
È stato il caso del viaggio di Carlo III nel nostro paese. La visita alla tomba di Dante a Ravenna è stata utile non solo per fare sfoggio di erudizione da parte del re o per lodare l’importanza della cultura italiana (che il re ben conosce), ma anche per sottolineare i legami tra la cultura britannica, quella italiana e, nel complesso, quella europea.
Una mossa significativa in un momento in cui il governo del laburista Keir Starmer è impegnato in una vasta azione politico-diplomatica volta a cercare di migliorare i rapporti tra il Regno Unito e l’Unione europea dopo l’uscita del primo dalla seconda in conseguenza della Brexit.
Una azione diplomatica che fa perno sul comune supporto anglo-europeo dell’Ucraina, rimarcato, infatti, da Carlo nel suo ben accolto discorso al parlamento italiano; e, soprattutto, su antichi interessi comuni.
Il Presidente #Mattarella a #Ravenna incontra assieme a Re #CarloIII e la Regina #Camilla una rappresentanza di Slow Food, delle associazioni di volontariato e del festival dell’Emilia Romagna
— Quirinale (@Quirinale) April 10, 2025
Il video: https://t.co/1yNlqaIlLq pic.twitter.com/FP5mS8MFos
Prima del 1973, quando il Regno Unito ancora non era parte dell’allora Comunità Economica Europea, l’Italia considerava l’entrata di Londra nella Cee un utile passo per ridurre la forza dell’asse tra Francia e Germania che monopolizzava la Comunità. E negli anni seguenti, la collaborazione in tal senso è stata, di tanto in tanto, ravvivata, seppure spesso con esiti incerti.
Oggi, l’aiuto reciproco può essere davvero prezioso per entrambe le potenze. Come detto da Carlo a Montecitorio, «in momenti difficili come questi l’aiuto degli amici è prezioso».
In effetti, sia Roma che Londra hanno interesse a identificare politiche di sostegno comune sia nel contrasto alla Russia, sia nel tentare di gestire i mutamenti strategici nel Mediterraneo (si pensi alle vicende in Siria e alle smodate ambizioni della Turchia di Erdogan), sia, infine, nel rispondere alle sfide lanciate della nuova presidenza Trump al mondo internazionale attraverso la politica dei dazi.
Pare proprio che lo scopo della visita di stato abbia raggiunto lo scopo prefissato: rendere il paese più popolare presso i suoi vicini. Un alto funzionario di Buckingham Palace ha affermato che il viaggio può essere definito come «soft power al massimo livello» e che esso ha portato «enormi benefici agli interessi del Regno Unito all’estero».
Sta ora a entrambe le parti lasciare di lato timori e pregiudizi, e dare inizio a un periodo di cooperazione ampia e scevra da invidie o tatticismi.
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