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Brescia, dodici parole chiave di Bisoli nella sua presentazione

Mezz’ora di conferenza stampa con un filo di voce, lasciata tutta sul campo al primo allenamento, e il desiderio di imprimere da subito una svolta
Pierpaolo Bisoli nella sua conferenza di presentazione a Torbole - Foto New Reporter Comincini © www.giornaledibrescia.it
Pierpaolo Bisoli nella sua conferenza di presentazione a Torbole - Foto New Reporter Comincini © www.giornaledibrescia.it
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Sentimento, emozione, impegno, sudore, sangue, cattiveria, entusiasmo, gioia, lavoro, ordine, attaccamento alla maglia. E tuta, da ginnastica ovviamente. «Perché con quella mi vedrete sempre. Ne avrò due: una per l’allenamento, l’altra per la festa, per le conferenze stampa». Nella mezz’ora di presentazione-bentornato a Brescia, Pierpaolo Bisoli usa alcune parole chiave che illustrano quale sarà il suo cammino in biancazzurro. E lo fa quasi con un filo di voce, lasciata tutta sul campo al primo allenamento («Non ero più abituato»).

Ma il tono si alza quando rivendica la sua stagione in maglia Brescia (2000-2001, ndr), tra battute che si alternano a dogmi per lui imprescindibili; in breve fa capire quanto tenga a questa avventura, quella che definisce «un sogno». In cui dovrà abituarsi a vedere Dimitri che lo chiama «mister» e non «papi». Capitano, bandiera attuale del Brescia, come sarebbe per qualsiasi allenatore. Ma non figlio, almeno in campo. Giusto, giustissimo così.

Si infervora quando serve il nuovo tecnico delle rondinelle, è carico come 24 anni fa, quando tutto sembrava tranne che a fine carriera. E trasuda voglia, che se potesse scenderebbe lui in campo (e domenica invece sarà addirittura in tribuna, causa squalifica). Proprio queste sono le leve che possono fare la differenza nel momento non brillante delle rondinelle. Oltre le gambe, oltre lo schema, oltre la tattica.

Quando un allenatore se ne va (e a Brescia ne sappiamo qualcosa...) è una sconfitta per tutti, dal presidente al terzo portiere. A quel punto però va fatta una scelta, che a volte passa non solo dalle qualità tecniche, ma anche da quelle umane. A Roma dopo una serie di errori a catena sono dovuti ricorrere al totem Ranieri. A Brescia probabilmente si è valutato che uno come Bisoli possa dare oggi quel qualcosa in più anche a livello umano, al di là di una difesa a tre o a quattro. Scuotere insomma un ambiente ricaduto in quell’apatia che rischia tristemente e ciclicamente di diventare una costante.

  • Brescia, la conferenza di presentazione di Pierpaolo Bisoli
    Brescia, la conferenza di presentazione di Pierpaolo Bisoli - Foto New Reporter Comincini © www.giornaledibrescia.it
  • Brescia, la conferenza di presentazione di Pierpaolo Bisoli
    Brescia, la conferenza di presentazione di Pierpaolo Bisoli - Foto New Reporter Comincini © www.giornaledibrescia.it
  • Brescia, la conferenza di presentazione di Pierpaolo Bisoli
    Brescia, la conferenza di presentazione di Pierpaolo Bisoli - Foto New Reporter Comincini © www.giornaledibrescia.it
  • Brescia, la conferenza di presentazione di Pierpaolo Bisoli
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    Brescia, la conferenza di presentazione di Pierpaolo Bisoli - Foto New Reporter Comincini © www.giornaledibrescia.it
  • Brescia, la conferenza di presentazione di Pierpaolo Bisoli
    Brescia, la conferenza di presentazione di Pierpaolo Bisoli - Foto New Reporter Comincini © www.giornaledibrescia.it

Non è un caso che nei passaggi della sua presentazione Bisoli abbia fatto notare come a suo parere manchino «entusiasmo e gioia». Così come sa che da «impegno, sudore e sangue» passerà la possibilità di riconquistare una tifoseria probabilmente disposta a dargli inizialmente credito (e qui si torna all’ambiente Roma e a Ranieri) perché è un bravo tecnico, ma anche perché si chiama Pierpaolo Bisoli. «Ho avuto altre proposte dopo l’addio col Modena, e ho detto no. Ma col Brescia non ce l’ho fatta». Da qui bisogna ripartire, che sia davvero un buon viaggio.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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