Austria, governo nato dal compromesso contro l’estrema destra

L’esecutivo di Stocker è sostenuto da popolari, socialdemocratici e liberali, ribattezzato «Zuckerl Koalition»
Inaugurazione del nuovo governo austriaco a Vienna - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
Inaugurazione del nuovo governo austriaco a Vienna - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
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Ci sono voluti cinque mesi perché in Austria s’insediasse un nuovo governo: dopo le elezioni dello scorso settembre sono seguite settimane di fibrillazione politica quali mai si erano viste nel dopoguerra, al punto di far vacillare non solo il mito – già di per sé logorato – della «Felix Austria», ma anche la stabilità democratica del sistema politico.

Il merito precipuo per il superamento del lungo impasse va al Presidente della Repubblica, quell’ Alexander Van der Bellen, da nove anni anziana e saggia guida del paese, che ha saputo tessere la sua tela con pazienza e moderazione, aspettando che i nodi venissero al pettine e patrocinando la coalizione che alla fine è riuscita a costituire il nuovo esecutivo.

Sarebbe esagerato e prematuro dire che il «caso Austria» è ora risolto, ma almeno per il momento il rischio di un contagio verso altri paesi europei pare scongiurato.

Dalle urne elettorali era uscito vincitore il partito di estrema destra Fpö, guidato in passato da Jörg Haider e Heinz-Christian Strache, apertamente xenofobo, euroscettico e nostalgico del nazismo. Il suo leader, Herbert Kickl, noto per aver fatto suo il programma di Remigration, «emigrazione all’indietro», ovvero deportazione di massa degli immigrati giudicati non integrabili, aveva raggiunto il 28,8% dei consensi suscitando grande apprensione nelle cancellerie di tutta Europa.

Sostenitori di Herbert Kickl - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
Sostenitori di Herbert Kickl - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it

Per la prima volta nel dopoguerra in una democrazia occidentale un partito del genere ha conquistato la maggioranza relativa.

I partiti sconfitti, Popolari, Socialdemocratici e Liberali di Neos hanno avviato trattative per formare una coalizione facendo scattare un meccanismo di esclusione paragonabile a quello che in Germania chiamano Brandmauer, «muro spartifuoco». Ma le trattative sono presto naufragate, così che il Presidente non ha potuto far altro che conferire a Kickl l’incarico di formare il governo.

Il dialogo con i Popolari per un esecutivo di destra-centro pareva ben avviato, ma ad un certo punto si è inceppato, quando è apparso chiara la prepotenza con cui il futuro sedicente «cancelliere del popolo» (etichetta mutuata da Hitler) intendeva imporre la sua totale leadership nella coalizione in fatto di ministeri e di scelte politiche.

L’ultima tappa della lunga crisi è stata abbastanza rapida. Popolari, Socialdemocratici e Neos hanno ripreso a trattare e questa volta si sono accordati rapidamente per un governo che ha come cancelliere il popolare Christian Stocker, e come vice il socialdemocratico Andreas Babler. La stampa locale lo ha ribattezzato «Zuckerl-Koalition», dal nome di una marca di caramelle che hanno i colori rosso, rosa e turchese, gli stessi dei tre partiti coinvolti.

Si tratta con tutta evidenza di un governo di compromesso con un programma che cerca di accontentare le esigenze di tutte le componenti, tenute insieme essenzialmente dalla paura che al governo vada l’estremista Kickl. Potrà reggere per tutta la legislatura? È questa la domanda che si pongono i mass media e l’opinione pubblica, anche in considerazione del fatto che scenari di tipo austriaco potrebbero ripetersi in futuro in altre nazioni, a partire dalla Germania, dove Alternative für Deutschland è avanzata fino al 20%, ma non è diventata il primo partito.

L’esecutivo di Stocker ha varato un programma che prevede forti restrizioni nella politica migratoria, evidentemente nella speranza di ridurre le fobie su cui la Fpö fonda il suo successo: interruzione dei ricongiungimenti familiari e creazione di centri di rimpatrio per evitare che eventuali richiedenti asilo respinti si diano alla clandestinità, divieto per le ragazze minorenni di indossare il velo.

Ma è soprattutto l’economia il terreno in cui si misurerà l’efficacia dell’azione di governo. La situazione è tutt’altro che buona con l’inflazione al 3,5%, il PIL in discesa (-1,2% rispetto all’anno scorso), un deficit di 6.400 miliardi di euro da risanare. Tra le misure previste vi è un aumento del prelievo sulle banche, l’estensione dell’aliquota fiscale massima e un’imposta sugli extraprofitti delle aziende energetiche. Diversamente dalla Germania, non sono previsti investimenti massicci per il riarmo.

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