Un fungaiolo da salotto

Ho sempre avuto grandissima ammirazione per chi va a funghi. È un’arte antica carica di fascino. Quell’entrare totalmente in sintonia con il bosco, con la natura, per carpirne i segreti, per scovare porcini che per i più sono invisibili. E invece loro sono lì, magari sotto un po’ di foglie secche, ad aspettare una mano esperta che li colga.

Io, a voler essere precisi, preferisco peraltro i finferli, molto più di carattere rispetto ai banali precitati porcini, che godono a mio avviso di fama immeritata.

Comunque io vorrei essere un fungaiolo, ogni anno mi riprometto di scendere in campo. Ma il problema è che si deve invece salire lungo i pendii, all’alba peraltro (quando io dormo beato).

Ho quindi comprato una cassetta da casa, tenuta alla giusta umidità regala funghi che si possono cogliere anche dal divano. L’ho posizionata accanto alla macchina del caffè, così la mattina quando mi sveglio (anche alle 9) controllo subito i miglioramenti. Un amico l’ha definita una scelta bizzarra (qui non posso utilizzare i giusti termini da lui usati), ma in un mondo nel quale si portano i cani nel passeggino, posso io sentirmi fuori luogo per la fungaia da salotto? C’è sempre chi sta peggio.

A Milano è arrivato il co-living, ha fatto proseliti tra giovani professionisti e nomadi digitali della generazione affitto. Mica poca roba, insomma. Il primo inaugurato nella città meneghina ospita 27 persone, desiderose di condividere tutto. Meraviglia. A disposizione ovviamente la palestra, ma anche il forno per la pizza. E poi ci sono due bidet. Due bidet per 27 persone. Due. Vi aspetto a mangiare i funghi da me, che è meglio.