Tenacemente sempreverde, ma senza ginnastica

Guardare al futuro restando sereni (e giovani)
Bambini in palestra durante l'ora di educazione fisica © www.giornaledibrescia.it
Bambini in palestra durante l'ora di educazione fisica © www.giornaledibrescia.it
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Nella mestizia dei bilanci di fine anno (Ho fatto ciò che dovevo? Ho fatto ciò che volevo? Non ho fatto né uno né l’altro? Rimandiamo tutto al 2019? Che poi finirà come il 2018? E quindi ne parliamo addirittura nel 2020 così non ci angosciamo?), ecco stavo camminando con questi pensieri nella mente quando non so perché (ma c’è sempre un perché) mi sono fermato a leggere una locandina sui corsi di ginnastica dolce.

Premettendo che io odio l’attività fisica fin da quando alle elementari si chiamava psicomotricità, che ritengo l’andare in palestra una tortura a pagamento, che mi mantengo in forma vangando l’orto (e quindi soltanto nei mesi caldi), la definizione di ginnastica dolce mi affascina. È come il lavoro non lavoro, la puntura non puntura. Nella mia mente da flâneur (un modo molto elegante e snob per definire un cialtrone) ho pensato: che belli questi vecchi che si tengono in forma, che romantici che sono.

Mentre mentalmente mi rappresentavo come un giovane che si incammina con tonicità lungo il cammino della vita, ho letto le note, diciamo così, tecniche. Per partecipare è necessario essere iscritti al centro anziani, età minima: 50 anni.

Per un attimo attorno a me si è fatto buio e dal cielo si è scaricata sulla mia testa una cascata di acqua ghiacciata. Ma io il 3 gennaio compio 46 anni? E i sogni di gloria? E voi non sapete chi diventerò? Volete dire che mi restano solo quattro anni? E poi non si potrà più scherzare? Non ci saranno più alibi?

Caspita, a ben pensarci però quattro anni non sono pochi. C’è tempo.  

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