Mangiando fagioli come Bud Spencer

La dura vita di noi uomini veri, o quasi
Bud Spencer e Terence Hill
Bud Spencer e Terence Hill
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Sono ormai dieci anni che coltivo l’orto, un lasso temporale (limitandomi appunto a questa specifica attività) che potrei definire straordinariamente fantastico. E lo dico ovviamente senza eccesso di enfasi.

Ho iniziato da umile neofita, poco alla volta ho imparato a rapportarmi con i vari protagonisti dell’ortaglia, stabilendo (per esempio) un feeling particolarmente intenso con il cicorione pan di zucchero. Ma non c’è solo questo, il bilancio di questo primo decennio è entusiasmante anche sul fronte umano, raramente ho trovato una passione così smaccatamente sincera come quella coltivata (gioco di parole dovuto, pardon) dagli orticoltori.

Essendo io un personaggio pubblico che gode di una certa notorietà, vengo spesso fermato, anche al supermercato. Quando vedo la controparte che inizia a maneggiare con il telefonino ho già certo l’approdo: le foto del suo orto. Lo trovo meraviglioso, si crea subito empatia.

Poi certo, dopo pochi secondi parte la competizione; perché in questo caso sono i tuoi spinaci a essere più verdi, altro che quelli del vicino. Parla con un uno, parla con quell’altro, poi torno a casa senza prendere ciò che mi serve.

Una sera per cena, non avendo praticamente nulla in dispensa, ho scaldato una scatola di fagioli di Bud Spencer, li vendono già pronti come quelli che mangiava lui con Terence Hill. Non mi sono mai piaciuto i fagioli. Ma nella vita ho anche imparato che l’uomo vero si adegua e non si lamenta. E il giorno dopo passa dalla mamma a ritirare la teglia di lasagne.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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