Lo spirito ingiallito della stella di Natale

Quasi sempre mezza rinsecchita, con le foglie precocemente ingiallite, quando non spelacchiata. Con il presepe e l’albero, la stella di Natale è la terza protagonista nelle case delle feste. Per trovarla rigogliosa dovresti passare da qualcuno che l’ha presa quella mattina: se è del giorno prima già segna il passo.
Nei vivai viene caricata di concime per renderla radiosa agli occhi di noi acquirenti, dopo averla comprata nessuno si cura più di lei; il suo posto nella commedia è una comparsata in una foto ad uso social e tanti saluti. Poi se ne resta lì, incamminata verso il suo inesorabile destino. L’aspetto dismesso attira i commenti della zia di turno, quella che ti spiega che le sue di stelle di Natale vivono per anni, che lei (passate le feste) le taglia e le mette a testa in giù al buio.
Un consiglio utile come le ricette per riciclare il panettone, che già la prima volta che te lo ritrovi a colazione ti chiedi perché diamine te l’abbiano regalato: figuriamoci se gli concedi una seconda possibilità nel tiramisù. La predetta zia, già che c’è, si avventura a spiegarti che lei ha eliminato tutte le bibite gassate così come i prodotti da forno (i biscotti li chiama così), e che si concede giusto una fetta dei lievitati delle feste (chiamali panettoni e pandori non rende la sua competenza in materia).
Mentre la zia troppo bionda parla la spossatezza ti rende sempre più simile a quella povera stella di Natale, che peraltro già si immagina appesa. Ma quando la zia inizia a elogiare i suoi figli, facendo così partire la più temibile delle sfide familiari, chiudi gli occhi e sogni di essere in quella cantinetta, appeso tra la stella di Natale e i salami. Aspettando la primavera. In silenzio.
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