L’intelligenza delle piante

Molto, molto meglio di quella artificiale
La mimosa pudica - © www.giornaledibrescia.it
La mimosa pudica - © www.giornaledibrescia.it
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Ogni volta che entro nel mio orto percepisco chiaramente un senso di straordinaria accoglienza, soprattutto i pomodori e il sedano inebriano l’aria di profumi palesemente dedicati a me. Da te sono convinto che le piante siano esseri viventi intelligenti.

Ora, per l’ennesima volta, è la scienza a confermarlo. La bouquila trifoliolata, per esempio, è una liana rampicante che cresce nella foresta pluviale del Cile. Per sfuggire agli erbivori si comporta come un camaleonte, le sue foglie assumono la forma della pianta che la ospita. E ancora, il mais emette composti chimici che attirano una vespa parassita, ottima alleata per difendersi dai bruchi.

La mia preferita: la mimosa pudica, così chiamata perché chiude le foglie quando vengono toccate. Chi contesta questi studi sottolinea come manchi una dimensione di consapevolezza, quindi non si può parlare di intelligenza in senso tecnico. Il dibattito è ovviamente aperto, personalmente trovo molto più interessante parlare con le mie melanzane che disquisire di intelligenza artificiale, il grande tema del nostro tempo.

Appassionante quando vedere una puntata di una telenovela sudamericana degli anni Ottanta, l’intelligenza artificiale è diventato l’argomento su cui tutti vogliono e devono avere un’opinione da condividere. Che poi quelle telenovele, andando in onda nel primo pomeriggio, un’utilità ce l’avevano eccome: era perfette per conciliare la pennichella. L’intelligenza artificiale è inelegante e inopportuna come l’erba sintetica in giardino, non a caso sempre più diffusa. Quella naturale è sempre meglio, il problema è avercela.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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