Il pothos felice del mattino, che influenza anche il nostro umore

Il mattino ha l’oro in bocca. E ora ce lo dice anche la scienza. Una ricerca, condotta dall’University College di Londra, ha certificato che siamo più allegri di prima mattina, al risveglio la vita ci appare più luminosa. Allora, io non ho ben capito chi sono gli intervistati, perché solitamente tutta questa felicità di fronte alla prima tazza di caffè non mi risulta. Ma tant’è.
Quando andavo alle superiori, con la corriera da prendere alle 7.10, la sveglia suonava poco dopo l’alba. Un incubo. Spesso mi si riempivano gli occhi di lacrime al pensiero di alzarmi. Non perché non apprezzassi l’attività scolastica, anzi. Era proprio l’idea di dover empatizzare con il mondo a sconfortarmi.
Con il tempo sono molto migliorato, un risultato raggiunto spostando la sveglia significativamente più avanti. Uscire dal letto quando la maggior parte delle persone è già al lavoro mi rasserena. Da fuori arrivano i rumori di un’umanità già indaffarata. Io prendo i miei pesetti e inizio gli esercizi che mi tonificano nel fisico e nell’anima, predisponendomi ad affrontare gli impegni quotidiani al meglio.
Dopo una veloce e financo frugale colazioni mi dedico ai miei pothos, quelle ederine da appartamento per intenderci. Strappo le foglioline secche, controllo il livello di concimazione, se serve le abbevero. Scambiano anche qualche affettuosa parola. A quel punto sono sereno. La ricerca precitata ci dice che il livello di soddisfazione maggiore è stato registrato il lunedì e il venerdì, con picchi positivi il martedì e negativi la domenica. Il nostro malcontento si concentra a mezzanotte. Fortunatamente a quell’ora dormo da tempo, da molto tempo.
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