Il coniglietto selvatico accolto in famiglia

È arrivato a sorpresa la scorsa estate. Inizialmente le sue sembravano delle apparizioni destinate a non avere seguito, in realtà era in esplorazione, cercava casa. E l’ha trovata, in un angolo molto appartato del giardino, scavando nel terreno per poi sistemarsi in un tombino in cemento chiuso e ormai inattivo. Una tana perfetta e sicura. Il piccolo coniglietto selvatico, incredibilmente, non se n’è più andato.
Abbiamo iniziato a lasciare delle carote vicino al suo rifugio; lontano da occhi indiscreti usciva, le prendeva e tornava al riparo. Poi ha iniziato a prendere confidenza con il prato, mangiando l’erba più saporita. Passando per l’orto ha scoperto il prezzemolo, diventato velocemente una golosità alla quale non rinunciare. Col trascorrere del tempo si è ambientato, e ora capita di vederlo durante le sue gite quotidiane. Non è ancora possibile accarezzarlo, ma Bunny (essendo di famiglia ora ha anche un nome) è ormai tranquillo e le sue fughe appaiono più come un darsi un tono che una reale paura.
Nel Piccolo Principe la volpe spiega al protagonista il significato di amicizia e responsabilità attraverso il concetto dell’addomesticare, perché l’essenziale è invisibile agli occhi. Addomesticare, spiega, significa creare legami, rendendo una persona o un animale unico al mondo per l’altro. Ecco, se sono arrivato al punto da raccontare la storia di un coniglio selvatico addomesticato, aggiungendo anche il Piccolo Principe, significa che davvero a Natale siamo tutti più buoni. Auguri.
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