Il cane Pepe che mangia i pomodori e l'etologia

Molto più che amici a quattro zampe
Il cane che guarda con aria affamata i pomodori
Il cane che guarda con aria affamata i pomodori
AA

Il mio cane si chiama Pepe e ama mangiare i pomodori. Non è vegetariano, perché altrimenti la convivenza sarebbe stata impossibile, ma ama la verdura. Questa estate ha fatto scorpacciate dei miei splendidi San Marzano, li sbranava con quella sua boccona facendoli schizzare ovunque. Non è propriamente un gentleman, pardon, un gentledog.

Devo ammettere che non sono un bravo educatore, per migliorare ho acquistato «Un cuore felice. L’arte di educare il tuo cane» di Angelo Vaira. È una lettura edificante per capire a che punto siamo nell’evoluzione. Vaira propone un percorso di consapevolezza per creare un rapporto alla pari, basta cane padrone. Cito testualmente il pensiero del dog coach: «Siamo al punto del dialogo vero, il confronto tra due menti. Inizio ad ascoltarmi e ad ascoltare l’animale e quando imparo a percepire le cose come le percepisce lui allora i suoi momenti diventano importanti anche per me». Che meraviglia. Un confronto tra due menti che porta poi alla coscienza dell’interdipendenza. Sentite ancora: «Mettendoci dalla parte del cane tutto viene più naturale. Se ragiono come lui so per esempio che restare in casa a farmi riempire di coccole non è ciò che lui desidera. Il cane vuole uscire, divertirsi in un prato. Un cane che vede una pozza di fango ha l’istinto di buttarcisi dentro. Noi tendiamo a dirgli no, per evitare che si sporchi. Ma così non gli permettiamo di essere cane. Lasciamolo sporcare, poi lo laviamo».

Mi permetto allora di porre una domanda: se il cane deve fare il cane, perché noi non possiamo più fare gli umani?

 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia