Abbaiare alle melanzane

Ritengo gli animali incompatibili con il posto di lavoro, anche se quest’ultimo è un orto. Ma non tutti la pensano così
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Le melanzane mi stanno dando soddisfazioni inaspettate. Sono mesi che mi regalano un raccolto copioso, ricco nella quantità e nel sapore. Le due piante continuano a crescere. Temo che cederanno di fronte alla prima ondata di freddo, ma per ora continuo a bearmi. Del resto il mio impegno, nonostante sia ormai autunno, continua a pieno ritmo in tutto l’orto. Dopo aver raccolto la cicoria selvatica, ho vangato e messo a dimora al suo posto il radicchio rosso invernale. Ho zappettato anche attorno al cicorione perché stava crescendo una fastidiosa e inutile erbetta. Dopo alcune ore segnate dalla fatica e dall’impegno, ecco arrivare il mio cane Pepe che preso da un immotivato entusiasmo si è messo a correre tra la mia tenera verdurina. Ho abbandonato il mio tradizionale aplomb per cacciarlo. Ritengo gli animali incompatibili con il posto di lavoro, anche se quest’ultimo è un orto. 

La pensano diversamente da me a Roma. I dipendenti del Campidoglio potranno infatti recarsi in ufficio accompagnati dal loro animale domestico. I sostenitori di questa moda che si va diffondendo parlano di «un benefit concesso da aziende illuminate che rende tutti più felici e produttivi». Che meraviglia, tutti più felici e produttivi. Ognuno si immagini il suo posto di lavoro, e poi lo riempia di animali. Cani, gatti, criceti, canarini, pappagalli. Ci sono rischi evidenti, io il mio cane non lo porterei mai. Non vorrei che il mio direttore, guardandoci entrambi negli occhi, scelga quello con lo sguardo più intelligente. E temo potrei non essere io. 

 

 

 

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