Micelio

Verso cosa stiamo andando, così di corsa?

A volte ho la netta sensazione che abbiamo banalizzato la vita, dando per scontato che sia cosa comune essere qui, ora
Siamo sempre di corsa, per cosa?
Siamo sempre di corsa, per cosa?
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A volte ho la netta sensazione che abbiamo banalizzato la vita, dando per scontato che sia cosa comune essere qui, ora. Vivi e coscienti, ma senza ancora comprendere il mistero della vita stessa. L’ho pensato ieri mentre leggevo un bellissimo articolo che spiegava come la Terra sia l’unico luogo conosciuto che ha il privilegio del suono e dei colori grazie all’atmosfera. Non è per nulla scontato: tutto il resto del cosmo è grigio e muto. Abbiamo anche l’immenso privilegio di avere acqua liquida, che ha generato la vita come oggi la conosciamo. Se ci fermiamo un attimo a riflettere, è evidente l’immensa fortuna di cui dispone una creatura nata qui. Il pianeta terra è un paradiso unico e senza precedenti.

Eppure sembra che la priorità sia quella di spendere la quasi totalità del nostro tempo lavorando, accumulando ricchezza, comprando diavolerie inutili in continuazione, ostinandoci a difendere confini immaginari, proteggendo interessi economici surreali. Convinti che la crescita passi necessariamente attraverso il profitto.

E poi? A cosa stiamo aspirando? Verso cosa stiamo crescendo?

Guardate il mondo di oggi, a quello che sta accadendo. Questa tensione costante ha portato allo sgretolamento, pezzo dopo pezzo, di un sistema sociale ed economico. È sotto gli occhi di tutti, eppure si procede come se nulla fosse. Perché è il nostro essere bigotti che ci rovinerà, il fingere che alcune cose si possano legittimamente fare ed altre no, in nome del capitalismo, della crescita economica infinita. Ha sempre funzionato così. È questo il prezzo che accettiamo di pagare per mandare avanti tutto.

In questa epoca surreale però, l’unica verità arriva ancora una volta contemplando le leggi mai scritte dell’universo: più scopriamo e meno certezze abbiamo. Sappiamo pochissimo di noi stessi, della vita, dell’universo. Ed anche del tempo, che tanto sembra controllare le nostre vite. Da questo dovremmo ripartire, dalle radici. Dal capire chi siamo e cosa ci facciamo qui. Da questa prospettiva, ci stiamo tutti affannando per questioni inesistenti, stiamo solo consumando inutilmente le nostre vite.

Per uscire da questa gabbia, il primo passo da fare è riconoscere che niente di quello che consideriamo parte di un ordine naturale e precostituito è davvero un ordine naturale e precostituito: gli orari, le leggi, le regole. Tutto si può rinegoziare. Ci si può fermare, non solo individualmente. Perché tutto va ripensato: la vita è una. Altrimenti continueremo a credere, convinti, che è normale trascorrerla tutta lavorando. 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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