Micelio

Perché la dissonanza cognitiva sarà la causa della nostra fine

I combustibili fossili stanno distruggendo il mondo in cui abiteranno i nostri figli: perché ci ostiniamo a perpetuare lo stesso modello economico?
Combustibili fossili (immagine simbolica) - © www.giornaledibrescia.it
Combustibili fossili (immagine simbolica) - © www.giornaledibrescia.it
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Christa McAuliffe sarebbe dovuta essere la prima insegnante presente in un programma spaziale e gli studenti di tutto il mondo aspettarono la trasmissione televisiva per una sua lezione di scienze trasmessa dallo spazio. Aspettarono invano, perché Christa morì assieme agli altri 6 membri dell’equipaggio sullo Space Shuttle Challenger.

Lo Space Shuttle Challenger scoppiò dopo soli 73 secondi dal decollo, sotto gli occhi terrorizzati di milioni di spettatori. Erano le 11.39 del 28 gennaio 1986 quando tutte e sette le persone a bordo morirono in quello che oggi è ricordato come uno dei più grandi disastri della storia aerospaziale.

La tragedia pareva essere stata causata da un problema agli «O-ring», delle guarnizioni di gomma circolari utilizzate per sigillare le giunture del motore del razzo una rottura ad una guarnizione. Ma la mattina dell’11 febbraio dello stesso anno, successe però qualcosa. Il grande fisico americano Richard Feynman fu chiamato a far parte della della commissione incaricata ad indagare sul disastro. Avendo compreso che la tendenza era quella di tenere nascosti potenziali errori o problemi, approfittando di un passaggio in tv della commissione (in cui si sarebbero dovute ripetere le inutili scoperte fatte sino a quel momento), in una stanza piena di giornalisti e di telecamere, Feynman prese la parola, chiedendo che gli si portasse un bicchiere d’acqua con molto ghiaccio.

In realtà, non aveva sete e con un colpo di scena spettacolare tirò fuori dalla tasca un O-ring, lo fissò in un morsetto e lo immerse nel bicchiere di acqua ghiacciata. Sotto l’occhio vigile delle telecamere e dinanzi alle reazioni confuse della commissione, estrasse il pezzo di gomma dall’acqua e rimosse il morsetto. Invece di tornare immediatamente alla sua forma originaria, la gomma impiegò qualche secondo per riassestarsi, secondi che si sarebbero rivelati fatali sotto la pressione dei motori accesi. Ecco quello che era accaduto la mattina del 28 gennaio 1986. Quello che il fisico fece non fu altro che dimostrare una verità scomoda, ovvero che gli ingegneri della Nasa avevano già identificato problemi prima del lancio della navicella, ma non erano stati presi sul serio dalla direzione.

La temperatura estremamente rigida di quella mattina del lancio (in controtendenza rispetto al clima solitamente mite della Florida, quel giorno il termometro scese sotto lo zero) accentuò alcuni errori di progettazione degli O-ring, ne ridusse drasticamente l’elasticità, compromettendone la resilienza e provocandone la rottura con conseguente fuoriuscita di gas bollenti.

La causa dell’esplosione del Challenger (scarsa reattività della gomma alle temperature glaciali per cui l’O-ring, privo di flessibilità, non aveva funzionato in modo adeguato da sigillo) era sotto gli occhi di tutti, diretta ed elementare. Proprio come bere un bicchiere d’acqua. Gelata.

C’è qualcosa nella storia di Feynman che suona tremendamente sinistro e famigliare ed è un meccanismo alla base del nostro sistema di pensiero. Perché che ci piaccia o no, siamo simbolicamente tutti a bordo di un razzo lanciato a folle velocità verso l’ignoto in questo momento.

Le fonti fossili su cui si basa la crescita continua del nostro sistema economico sono una risorsa limitata. L’esaurimento del petrolio è quindi inevitabile: non possiamo sapere con certezza quando finirà, ma sappiamo che avverrà. Secondo le ultime ricerche si stima che potrebbero esaurirsi definitivamente tra il 2050 ed il 2065, orizzonti temporali estremamente prossimi. Arriveremo presto quindi ad un punto in cui non solo non potremo più estrarre l’oro nero, ma che non sarà nemmeno conveniente. I costi di estrazione saranno troppo alti rispetto ai ricavi ed il gioco non varrà più la candela.

C’è anche un’ulteriore aggravante, i combustibili fossili stanno distruggendo il mondo in cui abiteranno i nostri figli. Ora, proviamo a ragionare: se sappiamo con certezza tutte queste cose (la fine delle risorse fossili e la loro capacità alta inquinante), perché ci ostiniamo a perpetuare lo stesso modello economico?

È come se il fossile fosse la nostra guarnizione O-ring e noi siamo lanciati a tutta velocità in condizioni sfavorevoli su un razzo verso non si sa dove. Non sappiamo quando, ma quasi con certezza ci porteranno al disastro.

Questo nostro limite si chiama dissonanza cognitiva. Si evidenzia in tutte quelle situazioni in cui c’è una contraddizione irrisolvibile tra le nostre credenze ed i nostri comportamenti. E per risolvere la contraddizione, le strade sono solo due: o si modifica il comportamento o si modifica la credenza.

Esempio per eccellenza di una dissonanza cognitiva risolta cambiando le proprie credenze è il racconto della volpe e l’uva di Esopo: la volpe desidera l’uva, ma non riesce a prenderla e così conclude che l’uva è acerba. Uscire dai combustibili fossili è cambiare comportamento. Raccontarci che non c’è alternativa valida al momento è cambiare le credenze.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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